Propagazione clonale: differenze tra le versioni

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Fra le più antiche e diffuse metodiche di propagazione di una [[Plantae|pianta]] troviamo le [[Talea|talee]] e le [[Margotta|margotte]], le quali prendono spunto proprio dalla riproduzione vegetativa (o agamica) delle [[cormofite]].
 
La riproduzione vegetativa determina l'aggressività di una [[specie (tassonomia)|specie]] nel [[colonizzazione (botanica)|colonizzare]] l'ambiente, non porta vantaggi evolutivi perché gli [[organismo vivente|organismi]] che nascono sono tutti geneticamente identici al capostipite. In molte [[crittogama|crittogame]] pluricellulari ([[fungo|funghi]], [[lichene|licheni]], [[briofite]] e [[pteridofite]]) avviene per mezzo di [[spora|spore]], prodotte in seguito a [[mitosi]] e contenute negli [[sporangi]], nelle [[cormofite]] ( [[pteridofite]] e [[spermatofite]]) per mezzo di parti del corpo della pianta che una volta caduti a terra possono metter [[Radice (botanica)|radici]].
 
La talea è una porzione di corpo vegetale (di solito [[fusto]] o [[ramo]]) tagliata subito sotto il nodo, senza [[foglia|foglie]], ed interrata. La riuscita dell'operazione dipende dalla capacità di mettere [[Radice (botanica)|radici]]. La [[margotta]] consiste nel far formare le radici alla parte di corpo vegetale che si interrerà mentre è ancora unita alla pianta madre. Il [[ramo]] od il [[fusto]] è inciso e cinto di un manicotto di terra o [[torba]] ben inumidita in cui affonderanno le nuove radici. È quindi un metodo più rapido ed efficiente della talea.
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Spesso le piante ottenute per [[micropropagazione]] non sono geneticamente identiche all'originale. Si verificano con maggior frequenza [[mutazione genetica|mutazioni]] quando le cellule sono coltivate in vitro. Questa variabilità somaclonale è considerata utile, in quanto è uno strumento per ottenere piante migliori dell'originale. Si distingue:
# Variabilità genetica :: mutazioni ereditabili del [[DNA]];
# Variabilità [[epigenesi (biologia)|epigenetica]] :: mutazioni ereditabili, potenzialmente reversibili che non implicano modificazioni genetiche permanenti( (Meins and Thomas, 2003);
 
Ovviamente non tutte le mutazioni saranno vantaggiose, ma fra le tante che avvengono qualcuna lo sarà, e la si potrà selezionare. Siccome è improbabile che la stessa mutazione capiti su entrambi gli [[allele|alleli]] di una pianta [[diploide]] (per non parlare delle piante tetraploidi...), quando si vuole sfruttare il fenomeno della variabilità somaclonale per ottenere mutanti migliori si coltivano in vitro cellule [[aploide|aploidi]] come il [[polline]] immaturo. Dosando opportunamente gli [[ormoni vegetali]] si induce l'embriogenesi di piante aploidi. Questo facilita il riconoscimento di mutazioni, visto che l'[[eterozigosi]] le può mascherare fenotipicamente. Una volta riconosciuta ed isolata la pianta mutata si può ristabilire lo stato diploide con la [[colchicina]], un [[alcaloide]] derivato dalla pianta del [[croco autunnale]] che si lega alle [[molecola|molecole]] di [[tubulina]] impedendo la formazione del [[fuso mitotico]] e quindi la [[citodieresi]]. I [[cromatide|cromatidi]] fratelli si separano e diventano [[cromosoma|cromosomi]] omologhi. Questa tecnica è nota col nome di [[androgenesi]]. Molte specie di interesse commerciale (più di un centinaio) portano miglioramenti ottenuti in questo modo, fra cui spiccano [[tabacco]], [[Hordeum vulgare|orzo]], [[Vitis|vite]], [[Solanum tuberosum|patata]], [[Riso (alimento)|riso]], [[granoturco]] e [[frumento]].