=== Galileo Galilei ===
{{vedi anche|Galileo Galilei (sommergibile)}}
Impostato il 12 gennaio 1925 nel cantiere [[Odero-Terni-Orlando]] di [[La Spezia]], fu varato il 20 febbraio 1927 ed entrò in servizio il 21 luglio 1928<ref>http://www.grupsom.com/Sommergibili/galileogalilei.html</ref>. Nel 1937 partecipò clandestinamente, senza risultati, alla guerra di Spagna<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 193</ref>, nel corso della quale fu poi temporaneamente assegnato, con sigla ''L. 1'' e nome ''General Mola II'', alla Legione spagnola, operando dal settembre 1937 al febbraio 1948<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 200</ref>.
Prese clandestinamento parte, fra il 1937 ed il 1938, alla guerra di Spagna, servendo anche per alcuni mesi nella Legione spagnola con il nome General Mola II, senza però ottenere risultati.
All’inizio della seconda guerra mondiale era inquadrato nella LXXXI Squadriglia Sommergibili con base a Massaua (Eritrea), sul Mar Rosso. Al comando del c.c. Corrado Nardi<ref>http://www.grupsom.com/Sommergibili/galileogalilei.html</ref>, il 12 giugno 1940 giunse nella zona assegnatagli, a sud di Aden, per la sua prima missione di guerra<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 395</ref>. Quattro giorni dopo avvistò la nave cisterna ''James Stove'', norvegese, da 8215 tonnellate di [[stazza]] lorda<ref>http://www.grupsom.com/Sommergibili/galileogalilei.html</ref>, e dopo averla fatta abbandonare dall’equipaggio, lanciò tre siluri colpendo la nave che affondò in fiamme<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 395</ref>. Nel pomeriggio del 18 giugno fermò il piroscafo jugoslavo ''Drava'' che però dovette lasciare, dato che la [[Jugoslavia]] era ancora neutrale; il colpo di [[cannone]] sparato per avvertire la nave di fermarsi fu però fatale: fu infatti sentito a bordo di una nave da guerra inglese che mise in allerta il comando di Aden; alle 16.30 il ''Galilei'' fu infatti costretto all’immersione dall’attacco di un aereo<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 395</ref>. Emerso per ricaricare le batterie con il buio, subì un bombardamento con bombe di profondità restando però indenne; nella mattina del 19 si portò a quota periscopica rendendosi conto che l’unica nave presente era la [[cannoniera]] britannica ''Moonstone'', scarsamente armata: il comandante Nardi decise quindi di emergere e attaccarla con le artiglierie<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 396</ref>. Tuttavia il sistema di puntamento del cannone prodiero smise di funzionare e la ''Moonstone'' si muoveva troppo rapidamente per poter prendere efficacemente la mira, mentre dalla cannoniera dopo dieci minuti il tiro fu aggiustato: il primo proiettile che colpì il ''Galilei'' uccise alcuni uomini e ferì Nardi, il secondo decimò i serventi del cannone di prua uccidendo anche il comandante in seconda; il cannone di poppa del ''Galilei'' si bloccò e due colpi della ''Moonstone'' centrarono la [[torretta]] uccidendo il comandante Nardi e altri uomini: unico ufficiale rimasto vivo era il giovane ed inesperto [[guardiamarina]] Mazzucchi, ferito, impegnato a far fuoco col cannone prodiero<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 396</ref>. Quando infine la ''Moonstone'' fu affiancata dal sopraggiunto cacciatorpediniere HMS ''Kandahar'', il sommergibile si arrese<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 396</ref>. L’equipaggio (che aveva avuto 16 vittime) fu preso prigioniero ed il ''Galilei'', rimorchiato ad Aden, fu incorporato nella [[Royal Navy]] e tornò in servizio nel 1942 con il nome ''X. 2'' (poi ''P. 711''); fu impiegato per l’addestramento sino alla radiazione, avvenuta nel 1946<ref>http://www.navypedia.org/ships/uk/brit_ss_archimede.htm</ref><ref>http://www.grupsom.com/Sommergibili/galileogalilei.html</ref>.
All'entrata dell'Italia nel secondo conflitto mondiale era dislocato a Massaua, nell'Africa Orientale Italiana. Uscito in mare per la prima missione, il 16 giugno 1940 affondò al largo di Aden la nave cisterna James Stove (8215 tsl). Scoperto e più volte attaccato, fu infine catturato dopo un duro scontro con la cannoniera Moonstone, nel quale perirono 16 membri dell'equipaggio.
La vicenda del ''Galilei'' fu però caratterizzata da un punto discusso e mai chiarito: la presunta cattura di documenti segreti fra i quali gli ordini di operazione per i sommergibili, tramite i quali gli inglesi sarebbero poi riusciti ad intercettare e affondare altri due sommergibili in Mar Rosso, il ''Galvani'' ed il ''Torricelli''. Il guardiamarina Mazzucchi e gli altri sopravvissuti sostennero che fra i documenti del sommergibile non vi era l’ordine di operazioni (e in effetti questo su altri sommergibili non era presente, dunque non si vede perché sarebbe dovuto essere sul ''Galilei'', specie conoscendo il fatto che i comandanti dei singoli sommergibili erano stati convocati singolarmente ed in segreto per essere informati degli ordini) e che comunque i documenti erano stati distrutti prima della cattura; ma le fonti inglesi sostennero che tali documenti fossero stati rinvenuti a bordo del ''Galilei'' ed impiegati per la distruzione del ''Galvani'' (e forse anche del ''Torricelli'')<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 396-397-398-399</ref>. Del resto è accertato che gli inglesi disponevano di una efficace rete di [[spionaggio]] in Africa Orientale Italiana: la storia dei documenti del ''Galilei'' sarebbe potuta dunque essere stata inventata proprio per evitare che il [[controspionaggio]] italiano s’insospettisse<ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi'', p. 398-399</ref>.
Incorporato nella Royal Navy prima come X. 2 e poi come P. 711, fu impiegato per l'addestramento e demolito nel 1946.
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