Giacomo David: differenze tra le versioni
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Giacomo David rappresenta il prototipo del tenore baritonale di fine settecento, dotato di notevole volume di voce, ma non privo di squillo sia pure eseguito in ''falsettone''. La caratteristica che lo contraddistinse rispetto ai suoi contemporanei fu comunque la grande capacità virtuosistica che gli assicurò, in vita, una fama senza pari e che iniziò a porre le basi del mito del ''tenore'' quale si sarebbe poi affermato in epoca romantica. Anche i suoi ingaggi, del resto, aumentarono parallelamente: nel 1786, per la prima volta nella storia del [[Teatro Regio (Torino)|Teatro Regio]] di [[Torino]], il compenso corrisposto ad un tenore per la stagione di carnevale fu superiore a quello del [[castrato]] che fungeva da "primo uomo".<ref>ma sempre inferiore (la metà) a quello della prima donna. John Rosselli, ''Singers of Italian opera. The history of a profession'', Cambridge University Press, Cambridge, 1995, ISBN 0-521-42697-9, pagg. 129-130</ref>
Virtuosista acrobatico senza pari, egli però fu anche tra coloro (gli ultimi [[castrato|castrati]], già citati, Girolamo Crescentini e Gaspare Pacchierotti, i tenori [[Matteo Babini]] e [[Giovanni Ansani]], le ''primedonne'' Brigida Banti, [[Luísa Todi|Luísa Todi de Agujar]] e [[Giuseppina Grassini]]) che si opposero alla deriva del ''[[belcanto]]'' nella seconda metà del '700, con la sua corsa incontrollata verso le vette assurde dei superacuti e la coloratura fine a sé stessa, e che cercarono invece di recuperare, come ha scritto [[Rodolfo Celletti]], "''la passione e il vigore''" che avevano caratterizzato la stagione aurea del canto nel primo '700 e che contribuirono quindi a porre le basi di quello che sarebbe stato, di lì a poco, "''il gran finale rossiniano''" <ref>R. Celletti,
==Ruoli creati ==
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