Cristoforo Sabbadino: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
m WikiCleaner 0.99 -
Riga 25:
Sabbadino avalla la deviazione del fiume, opponendosi però alla chiusura della laguna; intuendo che il reale problema fosse lo scavo della laguna e dei canali, propone di riutilizzare i fanghi estratti per l'ampliamento urbano di [[Venezia]] (le aree interessate sarebbero nel retro della [[Giudecca (isola)|Giudecca]], Santa Marta, tra San Francesco della Vigna e San Giovanni e Paolo); il finanziamento necessario all'opera si ricaverebbe con la vendita dei nuovi terreni; in tal modo la città si espanderebbe, anziché rinchiudersi in se stessa.
 
Alvise Cornaro risponde proponendo una cinta muraria costruita nell'acqua, con dei [[bastione|bastioni]] ed un [[terrapieno]] tutto attorno creato con i fanghi scavati, su cui potrebbe sorgere un parco: egli vuole spingere l'ampliamento urbano verso la terraferma, andando contro a dei [[topos|topoi]] tipici veneziani di città unica al mondo senza mura, o meglio che ha per mura l'acqua e per tetto il cielo. Nel [[1560]] proporrà un altro progetto per il bacino marciano ([[Piazza San Marco]]), costruendo su due [[velma|velme]], con i fanghi scavati, un [[teatro]] all'antica ed a scena fissa, una collinetta sormontata da una loggia aperta sui lati, che domini sul paesaggio (simile per concezione alla futura [[Villa Capra detta la Rotonda]] di [[Andrea Palladio|Palladio]]); ed infine una fontana tra le [[Colonne di San Marco e San Todaro]]. Tale triangolo visivo sposterebbe il punto di vista dall'acqua (verso la piazza) a una visione ''verso'' l'acqua, interpretando così simbolicamente l'esortazione di Cornaro affinché la Serenissima attui una politica agricolo-imprenditoriale verso la terraferma al posto dell'attuale interesse verso quella marittimo-commerciale. Tale proposta utopistica però non ha seguito, mentre si realizza l'espansione urbana voluta da Sabbadino.
 
==Bibliografia==