Stendhal: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 195:
Le autorità pontificie videro con ostilità l'arrivo di un console ateo, le cui opere erano state poste all'Indice nel 1828, ma il segretario di Stato, il cardinale [[Tommaso Bernetti]], era un politico accorto che non intendeva offrire pretesti per incrinare l'amicizia della Santa Sede con paese così influente, e il [[24 aprile]] firmò l'ordinanza di nomina. Tuttavia l'Austria, ora in rapporti molto freddi con la «liberale» Francia, fece pressioni sul cardinale, presentando Stendhal come un personaggio scandaloso e un pericoloso rivoluzionario che avrebbe potuto favorire sbarchi di ribelli a Civitavecchia. La conseguenza fu che il console Stendhal si trovò ad essere continuamente sorvegliato dalla polizia pontificia, sia nella villa Lenzi, sede del consolato, sia nella sua residenza romana di palazzo Cavalieri, allora in via dei Barbieri, presso [[Torre Argentina]].<ref>I due palazzi non esistono più: villa Lenzi fu distrutta dai bombardamenti nel 1943, e palazzo Cavalieri fu demolito nel 1885.</ref>
[[File:Silvestro Valeri-Stendhal.jpg|thumb|
Fu il periodo peggiore della vita di Stendhal: l'«auditore» che aveva servito Napoleone a Parigi, a Vienna e a Mosca non poteva sentirsi a suo agio a Civitavecchia, cittadina di qualche migliaio di abitanti, mille galeotti e cinquecento guardie, né a Roma, dove niente sembrava mai succedere. Si annoiava e vegetava, gli mancavano le amiche, i conoscenti e le conversazioni di Parigi, lo ''spirito'' dei suoi salotti. Condannato a vivere in se stesso, la sua creatività poteva indirizzarsi solo a se stesso, ai suoi ricordi, e iniziò a scrivere quelle autobiografie che sono i ''Souvenirs d'égotisme'' e la successiva ''Vie de Henry Brulard'', senza peraltro portarle a termine. Dopo aver terminato il racconto ''San Francesco a Ripa'', nel 1831, aveva infatti deciso di non pubblicare più niente - ma qualche anno dopo rinnegherà questa decisione - e questa sua intenzione comportò l'interruzione di opere cui aveva lavorato fino ad allora, i romanzi ''Une position sociale'', ''Le Juif'' e ''Le Lac de Genève''.
Riga 202:
Alla fine di agosto Stendhal partì in congedo: non volle perdersi l'occasione di rivedere per l'ultima volta l'amata Milano, malgrado i divieti austriaci, e l'[[11 settembre]] era a Parigi, per un soggiorno di quasi tre mesi. Il [[4 dicembre]] riprese un lungo viaggio di ritorno in Italia che lo portò prima a [[Ginevra]], poi a [[Lione]], da dove s'imbarcò sul [[Rodano]] diretto a [[Marsiglia]]. Sul battello trovò [[George Sand]], che aveva appena lasciato Merimée, con [[Alfred de Musset]]: passarono insieme tre giorni, durante i quali scandalizzò la Sand con il suo comportamento volutamente sconveniente e i suoi discorsi osceni. Stendhal proseguì poi da solo per la [[Provenza]] e per il [[Piemonte]], arrivando a Roma l'[[8 gennaio]] [[1834]].
Andò ad abitare in via dei Cestari, dove il [[9 maggio]] iniziò a scrivere il ''Lucien Leuwen'', poi si trasferì in un appartamento del vicino palazzo Conti, a [[piazza della Minerva]], dove il [[23 novembre]] [[1835]] cominciò la ''Vie de Henry Brulard''. Frequentava l'amico pittore [[Abraham Constantin]], la famiglia patrizia dei [[Caetani]] nel loro storico palazzo del Ghetto, la famiglia [[Cini (famiglia)|Cini]], nella loro villa di [[Castel Gandolfo]],
=== Il congedo parigino (1836-1829) ===
| |||