Stendhal: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 102:
=== Al servizio dell'Imperatore (1806-1814) ===
[[File:Wilhelmine von Griesheim.jpg|thumb|left|150px|Wilhelmine von Griesheim]]
Il [[27 ottobre]] Stendhal vide Napoleone entrare vincitore a [[Berlino]], dove Martial Daru lo nominò collaboratore dei commissari di guerra, e il [[3 novembre]] si trasferirono enrambienrtambi a [[Brunswick]], la capitale dell'ex-[[ducato di Brunswick|ducato]] annesso al [[regno di Westfalia]] di [[Girolamo Bonaparte]], di cui Daru era intendente. Stendhal diviene commissario di guerra: con una paga di 200 franchi al mese e due segretari al suo servizio, si occupava di approvigionamentiapprovvigionamenti, di logistica, di sanità, della riscossione delle imposte; redigeva rapporti, rendiconti, eseguiva controlli e scriveva un'infinità di lettere d'ufficio. Ma c'era anche il tempo dello svago: prese in prestito libri della biblioteca di [[Wolfenbüttel]], dalla quale ne dovette far requisire 400 per conto della Bibliothèque imperiale di Parigi, andava a caccia, frequentava la vecchia corte, viaggiava.
 
E naturalmente vi erano le donne al centro del suo interesse. Nell'aprile del [[1807]] Stendhal s'innamorò di Wilhelmine von Griesheim, figlia di un generale: era gia fidanzata, ma Henri le dichiarò egualmente il suo amore, lei sembrava esitare ma alla fine nulla successe e del resto i Griesheim, oppositori del nuovo regime, furono mandati in esilio alla fine dell'anno da re Girolamo.
Riga 113:
Il [[13 maggio]] entrò a [[Vienna]], con la stessa emozione con la quale era entrato a Milano. «Lavoro giorno e notte, e il resto del tempo cavallo, ragazze e musica», scrive sul ''Journal'': la musica era naturalmente quella del «divino Mozart» che Henri poneva alla pari di Cimarosa, ma anche quella di [[Joseph Haydn|Haydn]], che morì alla fine del mese e il [[15 giugno]] Stendhal assistette al ''Requiem'' in suo onore. Ma a Vienna aleggiava «odore di femmina», e Stendhal si trovò un'amante in Babet Rothe, un'attrice e cantante che egli possedette in un padiglione abbandonato del Prater e per la quale per poco non si batté a duello con un maggiore d'artiglieria, Jean-Baptiste Raindre ([[1779]]-[[1858]]). E in ottobre venne a stabilirsi a Vienna, per un mese, [[Alexandrine Daru]] ([[1783]]-[[1815]]), la moglie del suo protettore Pierre, che l'affidò a Henri perché le facesse da guida nella grande città: nacque in Stendhal, per quella donna giovane ma già madre di cinque figli, un amore muto - o un'attrazione - che a volte gli sembrava ricambiato, ma che egli non riuscì e non poté esprimere nel timore dell'equivoco o di un troppo osare. È la condizione vissuta da Julien Sorel, il protagonista de ''[[Il rosso e il nero]]'', durante i suoi primi rapporti con Madame de Rênal.
 
Finita la campagna d'[[Austria]], il [[20 gennaio]] [[1810]] Stendhal era a Parigi, dove il [[1º agosto]] ricevette la sospirata nomina a uditore. Poiché anche nell'Impero le cariche si ottenevano in base al censo, il padre Chérubin dovette assicurare laal figlio una rendita annua di 6.000 franchi. Il [[22 agosto]] Henri venne nominato ispettore del Mobilio e degli Edifici della Corona, carica che gli assicurava uno stipendio di 6.000 franchi annui, che uniti ai 2.000 franchi di uditore e ai 900 garantiti dalla sua funzione di commissario di guerra, facevano 8.900 franchi, poco per le spese cui era abituato e che aumentavano a motivo delle esigenze imposte dalle sue cariche: quell'anno Henri accumulò debiti per 12.500 franchi, che saliranno a 36.000 nel 1815.
 
La sua amante del momento era Angéline Bereyter ([[1786]]-[[1841]]), una cantante d'opera di second'ordine, che Henri chiamava all'italiana ''Angioletto'', una donna sempre disponibile che si fece mantenere da Stendhal fino al [[1814]] senza avanzare mai troppe pretese. Andava ogni sera a casa di Henri ma, non sollecitando la sua fantasia, non sarà mai amata: l'amore platonico restava riservato alla Daru. Così, il [[29 agosto]] del [[1811]], Stendhal, con il permesso di Pierre Daru che aveva apprezzato il suo lavoro, poteva prendersi una vacanza per lasciarsi alle spalle i suoi ultimi dieci anni e tornare sui propri passi, a riconoscere se stesso nel proprio passato: naturalmente, la sua meta era l'Italia.