==Il teatro barocco==
==La letteratura==
Il Barocco fu anche una rivoluzione letteraria, infatti l’esigenza di realizzare qualche cosa di insolito, di originale, che fosse affermazione della fantasia e che esaltasse il meraviglioso, fu anche esigenza di libertà mentale.
Sorsero in questo periodo numerose Accademie ed anche la [[letteratura dialettale]] assunse una dignità letteraria
I [[Critica letteraria|critici]] del ‘600 esaltarono l’autonomia dell’[[arte]] e chiarirono i concetti di imitazione ideale e di verosimiglianza poetica, ben lontana dall’aderenza alla realtà storica.
L’intellettualismo poetico, le [[Metafora|metafore]] imprevedibili furono anche un tentativo di aderire alla mutata immagine del mondo, facendo proprie, sulla scia delle scoperte scientifiche, le rivelazioni della scienza, ma privandole del loro rivoluzionario contenuto culturale.
Quello che mancò all’Italia barocca fu un grande capolavoro letterario, mentre per le [[Letteratura francese|letterature francese]] e [[Letteratura soagnola|spagnola]] il ‘600 fu il secolo d’oro (non solo [[Biagio Pascal]] e [[René Cartesio]], ma [[Jean Racine]], [[Miguel de Cervantes]], [[Luis de Góngora y Argote|Gòngora]], [[Caldèron de la Barca]]).
Nel 600, i modelli del classicismo rinascimentale e la mescolanza di insegnamento morale e “diletto”, furono soppiantati dal soggettivismo e dalla libera invenzione. All’imitazione rinascimentale della natura si sostituì la ricerca del diverso, del bizzarro, del nuovo, del meraviglioso.
La poesia del [[Giovambattista Marino|Marino]] ([[1569]] – [[1625]]), caratterizzò i primi trent’anni del secolo.
Marino può essere considerato il caposcuola del Barocco italiano, egli accolse la [[scienza galileiana]], reinterpretando la meraviglia delle scoperte astronomiche. L’ideale e l’acutezza descrittiva affidata ai sensi ed espressa dall’ingegno, a ricerca e la sperimentazione, che ispirò la scienza del tempo, connotò anche l’arte del Marino e dei [[Marinisti]]. La bizzarria e l’anticonformismo, purché non toccasse i presupposti dell’etica e della politica, divennero fonte di successo ed indice di genialità.
La poesia Marinistica si affidò alla percezione dei sensi, fino ad essere dispersiva. Verso la metà del 600, la [[poesia barocca]] fu teorizzata e codificata ([[Emanuele Tesauro|Tesauro]], [[Ferrante Pallavicino]], [[Matteo Peregrini|Peregrini]]). Vengono utilizzate le metafore e i concetti.
La metafora unisce, con un sottinteso paragone, oggetti apparentemente lontani, ricorrendo ad analogie impensate (l’uomo è un viandante sulla terra e ottiene biada d’eternità e stalla di stelle)e il concetto, che ha origine da un procedimento analogo,fa però prevalere l’intelligenza sulla fantasia. I due procedimenti a volte coincidono, infatti, entrambi codificano in poche parole una realtà che il lettore deve decodificare, fornendo diletto su basi intellettuali, concettuali, logiche.
L’intelligenza esamina le cose e scopre che parole e forme sono “maschere” dell’essere e che lo scorrere ineluttabile del tempo porta con sè l’idea della morte.
Nell’ultimo trentennio del secolo e nei primi anni del secolo seguente, si svolse la controversia degli antichi e dei moderni (''querelle des anciens et des modernes'').
La disputa, iniziata tra i letterati francesi si estese da questi agli italiani, che polemizzarono con i francesi, riprendendo le tendenze anticlassicistiche e la valutazione positiva della modernità già presenti all’inizio del secolo.
[[Alessandro Tassoni|Tassoni]], giudicò alcuni classici italiani e, in particolare, [[Ludovico Ariosto]] e [[Torquato Tasso]], superiori ad [[Omero]] e riconobbe l’importanza delle scoperte di [[Galileo Galilei]], pur riconoscendo che gli antichi sono superiori ai moderni nella [[filosofia]] naturale ([[scienza]]), poiché hanno dato ai moderni le basi del pensiero scientifico.
La disputa focalizzò la differenza fra antichi e moderni, come differenza di civiltà, lontana dal [[mito]] umanistico di una rinascita del mondo classico. La coscienza di tale differenza portò dal tentativo di imitazione al desiderio di emulazione e la ricerca del concetto “acuto”, della metafora “arguta” è indice di una volontà di superamento di modelli classici.
[[Classicismo]] ed [[anticlassicismo]] si scontrarono per tutto il secolo, finché, a fine secolo, la fondazione dell’[[Arcadia]] segnò il trionfo del [[razionalismo cartesiano]], e della sua alleanza con il classicismo, in nome della razionalità, dell’equilibrio e della misura.
===Gli Antimarinisti===
Alla poesia del Marino e dei Marinisti si oppose la corrente antibarocca degli [[Antimarinisti]] che facevano riferimento al [[Gabriello Chiabrera|Chiabrera]] ed al [[Fulvio Testi|Testi]] e che volevano continuare la tradizione classicistica del ‘500.
Tali poeti cercarono di riprodurre le odi classiche ([[Orazio]], [[Pindaro]]) o di imitare i poeti neoclassicisti della [[Pléiade]] francese o il greco [[Anacreonte]] che cantò vino e amore. Gli Antimarinisti, però, furono inconsciamente influenzati dal gusto del secolo e realizzarono un Barocco più lieve, che invece di ricorrere a ridondanti e rutilanti metafore, si affidava all’armonia del cantabile, ad una semplicità artificiosa, ad un’enfatica ampollosità. Lo stile classicheggiante ed abbastanza sobrio preannuncia l’[[Arcadia]], ossia il più deciso movimento antimarinistico della fine del secolo.
===Il poema eroicomico===
Al gusto classicistico si ricollega la poesia satirica del ‘600, che si ispira ad Orazio e [[Giovenale]] e flagella i costumi e la vacua ampollosità di molta letteratura contemporanea. Nel ‘600, il [[poema eroico]] fu ripreso, con modesti risultati, più vitale fu invece il [[poema eroicomico]] nato come bizzarra parodia letteraria del poema eroico e come burlesca rappresentazione della vita provinciale del tempo. Il migliore dei poeti che si dedicarono a tale genere fu il [[Alessandro Tassoni|Tassoni]].
===La prosa ===
La prosa , nel ‘600, seguì, in genere, i canoni della poesia, con la ricerca della meraviglia, dell’estrema raffinatezza formale, della metafora acuta e stupefacente. L’[[oratoria]] sacra fu particolarmente tesa all’effetto, alla sonorità all’esteriorità, anche se non mancano esempi di [[prosa]] più elegante e misurata. Nel corso del secolo cresce il numero dei letterati appartenenti al clero, soprattutto [[gesuiti]], che organizzarono l’insegnamento per le classi dirigenti.
===Il teatro===
Il gusto per la forma teatrale è insito in tutto il secolo, nella [[scenografia]] dell’ [[architettura barocca]] e nello stesso stile di vita fastoso e coreografico nel “comparire”, nell’atteggiarsi, nel vestire, nella teatralità dell’etichetta, dei duelli e delle cerimonie religiose.
Nel ‘500, in Italia, l’imitazione degli antichi aveva condotto alla riscoperta del [[teatro]] con un’abbondante produzione di commedie e tragedie che hanno per modello i classici.
Il teatro europeo riprese i generi rinnovati, ossia la [[commedia]] e la [[tragedia]] di impronta classica e li coniugò con le forme teatrali tradizionali, vicine al gusto popolare, con tematiche religiose o farsesche.
In Italia, però, mancarono, nel 600, autori e capolavori.
La tragedia italiana del ‘600 deriva strutturalmente da quella del tardo ‘500, con scene cupe e violente ed è spesso imperniata sul dissidio fra ragion di stato e coscienza individuale in cui, generalmente, il motivo politico prevale e gli affetti sono sacrificati.
Il dramma, pur con riferimenti all’attualità, ha spesso forme classicheggianti, anche se non mancano tragedie ispirate all’attualità. La tragedia esprime l’instabilità, l’insicurezza, la crisi della società barocca.
La commedia conobbe un minor sviluppo a causa della mancanza di libertà d’espressione, indispensabile alla satira ed anche alla semplice comicità, e si diffusero abastanza i drammi sacri.
Il [[dramma pastorale]] ed il [[melodramma]] ripresero la tradizione cinquecentesca. Il dramma pastorale ricalcò l’''Aminta'' del Tasso, il melodramma acquisì una vasta popolarità che mantenne per oltre due secoli.
Esso aveva avuto origine nella seconda metà del ‘500 dall’idea di “recitar cantando”, ossia di realizzare musica e canto che non soverchiassero il testo scritto; con l’''Arianna'' di [[Claudio Monteverdi|Monteverdi]] ([[1567]] –[[1643]]) si affermò invece il predominio della [[musica]] sul testo, secondo i canoni dell’opera moderna.
===La commedia dell’arte===
La [[commedia dell’arte]] si sviluppò verso la metà del ‘500 e maturò nel ‘600, anche se, fin dall’antichità erano esistite forme di recitazione “a soggetto”, come l’[[atellana]].
Il nome atellana deriva dal fatto che le rappresentazioni erano realizzate da compagnie di attori professionisti (arte = professionalità e specializzazione nei ruoli) che comprendevano dicitori, [[Mimo|mimi]], giocolieri, attori specializzati in vari ruoli ed un poeta di teatro che scriveva i canovacci ed adattava i testi, inoltre, cosa inusitata nel teatro regolare, portava sulla scena le attrici.
La commedia dell’arte era basata sul rapporto diretto tra pubblico ed attore e trascurava la letterarietà del testo, ridotto ad un mero schema dell’azione. Gli attori recitavano “a soggetto”, ossia improvvisavano, seguendo un “canovaccio”, ossia lo schema della trama ed attingendo dai repertori per le battute e gli atteggiamenti delle maschere e dei tipi fissi.
Una caratteristica della commedia dell’arte è proprio la presenza di tipi fissi e di maschere, facilmente individuabili da parte del pubblico. La commedia dell’arte riscosse un notevole successo anche all’estero, dove gli attori recitavano in italiano.
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===la filosofia barocca===
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