Alasdair MacIntyre: differenze tra le versioni

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Il rango è il cardine che stabilisce doveri e privilegi di ogni uomo con certezza, il suo posto nella società e la sua identità dipendono da parentela e casato.
« Le questioni assiologiche sono questioni di dati di fatto sociali. E’ per questo che Omero parla sempre di conoscenza di cosa fare e di come giudicare».
L’aretéL<nowiki>’</nowiki>''[[areté]]'', in seguito tradotta come virtù, «nei poemi omerici è usata per designare l’eccellenza di qualsiasi genere», che si esprime in azioni conseguenti.
L’insegnamento che possiamo ricavare dalla visione morale eroica, conclude M., è che una morale si radica necessariamente in una dimensione socialmente locale e particolare, e che «l’ aspirazione della morale della modernità a un’universalità affrancata da qualsiasi particolarità è un’illusione [...] Non c’è nessun modo di possedere le virtù se non come parte di una tradizione in cui esse e la nostra comprensione di esse ci vengono tramandate da una serie di predecessori».
Secondo M. comunque quando parliamo della “visione greca delle virtù” dobbiamo essere consapevoli che ce n’erano almeno quattro: quella dei sofisti, quella di Platone, quella di Aristotele e quella dei tragici. I sofisti sostengono i concetti di bene, giustizia, virtù come qualità che conducono al successo e alla felicità individuale. Nelle versioni più radicali, come quella di Callicle, questa visione è difficilmente scalzabile. Platone rifiuta che la felicità individuale risieda nell’esercizio di un potere individuale e introduce l’accezione di dikaiosyne come «virtù che assegna a ciascuna parte dell’anima la sua funzione particolare». Concezione (condivisa da Aristotele e poi da Tommaso) che considera virtù e conflitto incompatibili in quanto c’è un ordinamento cosmico delle virtù stesse, e «la verità, nella sfera morale, consiste nella conformità del giudizio morale all’ordine di questo schema». I tragici, Sofocle in particolare, presentano una visione che da un lato ammette il conflitto fra virtù diverse o fra interpretazioni della stessa virtù, ma non rifiuta l’idea dell’ordine cosmico, non rifiuta «la proprietà di essere veri o falsi» ai giudizi morali.