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Nella stagione operistica che l<nowiki>'</nowiki>''Académie Royale'' e la ''[[Comédie Italienne]]'' avevano avuto mandato di organizzare congiuntamente per l'autunno del 1783 a corte, nel [[Castello di Fontainebleau]], era già da tempo prevista la rappresentazione di un'opera nuova di Piccinni, la ''[[Didon]]'', e Sacchini si fece convincere ad affrettare la composizione del secondo dei tre lavori che aveva in contratto con l<nowiki>'</nowiki>''Opéra'', e per il quale, come già detto, venne prescelto come soggetto quello ispirato alla tragedia ''Le Cid'' di Corneille. I due melodrammi vennero messi apertamente in competizione: «''Didon'' doveva essere rappresentata il [[16 novembre]] e ''Chimène'' il [[18 novembre]] [[1783]]. Per meglio comunque parificare le ''chances'', la Saint-Huberty [primadonna dell<nowiki>'</nowiki>''Opéra''<ref>Antoinette-Cécile Saint-Huberty (nata Clavel) era diventata la primadonna assoluta dell<nowiki>'</nowiki>''Opéra'' a seguito della morte di Marie-Joséphine Laguerre nel febbraio, e del ritiro della Levasseur (Marie-Claude-Josèphe, detta Rosalie), alla quarta rappresentazione del ''Renaud'', nel marzo di quello stesso anno 1783 (Pitou, p. 316, 349 e 484)</ref>] doveva ricoprire i ruoli del titolo in entrambe le opere ... per ciascuna [delle quali] erano state previste due rappresentazioni».<ref>Sauvé, pp. 74-75</ref> La ''Didon'', probabilmente il capolavoro di Piccinni in ambito ''serio'', risultò un trionfo, mentre ''Chimène'' ebbe più che altro un successo di stima e fu rappresentata una sola volta delle due previste, perché il «re in persona, che pure non era certo un melomane, volle riascoltare ''Didon'' una terza volta. "Quest'opera - diceva - mi fa l'effetto di una bella tragedia".» Come che fu, sia Piccinni che Sacchini furono «presentati al re, e, siccome si era appena accordata al primo un pensione di seimila lire, anche al secondo ne fu attribuita una eguale; Sacchini [ebbe], in più del suo emulo, il prezioso onore di essere presentato al re dalla regina medesima»,<ref>Jullien, p. 64</ref> la quale costituiva la sua grande patrona, avendo lui probabilmente occupato nel suo cuore il posto che era stato del suo grande maestro di gioventù, Gluck, ora lontano da Parigi.
 
Non sempre il giudizio della corte corrispondeva però a quello del pubblico parigino, e molti aspettavano al varco le successive rappresentazioni all<nowiki>'</nowiki>''Opéra'', ospitata all'epoca nella ''Salle du Théâtre de la Porte-Saint-Martin'', nella speranza di in un eventuale riscatto dell'opera sacchiniana, dalla quale la stessa primadonna Saint-Huberty era stata rapita al punto da definirne "incantatrice" la musica.<ref>Jullien, p. 63</ref> Tuttavia, questo riscatto non si verificò appieno, né possono essere chiamate a giustificazione le difficoltà speciose create dal Comitato dell<nowiki>'</nowiki>''Académie Royale'', che portarono ad un rinvio fino al [[9 febbraio]] [[1884]] della messa in cartellone del lavoro (la ''Didon'', invece correva regolarmente dal [[1° dicembre|1° di dicembre]] e la Saint-Huberty fu addirittura incoronata in scena il [[16 gennaio]]<ref name="Didon">Pitou, p. 163</ref>), e neanche quelle reali connesse con un'indisposizione della primadonna, che costrinsero ad una nuova interruzione dell regolare corso delle rappresentazioni fino al [[27 febbraio]], quando la stessa regina si ripresentò in teatro.<ref>Sauvé, pp. 75-76</ref> Certo, il successo fu franco ed anche duraturo: l'opera fu data 21 volte nel 1784 e fu poi ripresa altre trentacinque volte prima della sua definitiva uscita dal repertorio nel [[1808]],<ref name="Pitou"/> ma la vita della ''Didon'' si prolungò ben oltre, fino al [[1826]], godendo di un totale di duecentocinquanta rappresentazioni.<ref name="Didon"/> Essa può pure vantare almeno una ripresa moderna da parte del [[Teatro Petruzzelli|Petruzzelli]] di [[Bari]], nel [[2001]],<ref>nell'indisponibilità del teatro principale, l'opera è stata data al [[Teatro Piccinni]], intitolato quindi al suo autore; il fatto di essere stato fiorentino solo di nascita e napoletano solo di adozione e di non poter far quindi efficace appello ad alcun campanile, non ha certamente giovato ad Antonio Sacchini!</ref> e una corrispettiva registrazione discografica, fortune queste che non risultano purtroppo ancora arrise alla ''Chimène''.
 
== Soggetto ==