Marco Ferrando: differenze tra le versioni

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La candidatura di Ferrando suscitò intanto curiosità e scetticismo da parte dei [[mass-media]]. Pur non essendo il solo delle mozioni critiche PRC a essere in lista (con lui gli esponenti de "L'Ernesto" [[Claudio Grassi]], [[Alberto Burgio]], [[Fosco Giannini]], [[Gian Luigi Pegolo]] e [[Marilde Provera]], con quelli di "Sinistra Critica" [[Luigi Malabarba]], [[Salvatore Cannavò]] e [[Franco Turigliatto]]), egli era il solo (assieme alla quinta mozione "Rompere con Prodi e preparare l'alternativa operaia", presentata da [[FalceMartello]]) a rifiutare dichiaratamente ogni convergenza programmatica con [[L'Unione]] guidata da Romano Prodi, particolarmente con la coalizione de [[L'Ulivo]] (maggioranza DS e Margherita), denunciando fortemente una vicinanza di quest'ultimo ai vertici di [[Confindustria]] (soprattutto a [[Luca Cordero di Montezemolo]]), alle grandi imprese e al sistema bancario (anche alla luce dalla vicenda [[Bancopoli]]).
 
Rifiutando anche la politica di [[concertazione]] del sindacato della [[CGIL]] e la disponibilità ad accettare guerre avallate dall'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] o di carattere "umanitario" (come quella [[Guerra del Kosovo|del Kosovo]], appoggiata dal [[Governo D'Alema I|governo D'Alema]] nel [[1999]]), chiariva anche la sua posizione in tema di [[politica estera]]. Il 10 febbraio su ''Libero'' Gennaro Sangiuliano pubblicò alcuni estratti di un libro di Marco Ferrando, intitolato ''L'altra Rifondazione'', edizioni Giovanetalpa, e un profilo del "candidato" al Senato. Gli estratti dal libro di Ferrando danno giudizi fortemente critici nei confronti dello Stato di Israele e del leader del Prc Fausto Bertinotti. L'articolo di ''Libero'', il giorno dopo, finì sul tavolo della direzione di Rifondazione, che convocata per altri motivi discute del "caso". Il [[13 febbraio]] 2006, in un'intervista ala Francesco Battistini del ''[[Corriere della Sera]]'', Ferrando discute con l'intervistatore della [[Guerra in Iraq]] mostrandosi convinto, ferma restando la sua contrarietà agli atti di [[terrorismo]] di matrice [[fondamentalismo|fondamentalista]], del diritto alla legittima [[resistenza (politica)|resistenza]] dei popoli aggrediti contro i contingenti militari, anche quello italiano; inoltre, accennando alla [[Attentati di Nassiriya del 12 novembre 2003|Strage di Nassiriya]] in cui morirono 19 italiani (molti dei quali [[carabinieri]]), denunciò anche un collegamento tra l'invio di militari nella [[Nassiriya|città irachena]] e gli interessi dell'[[ENI]] per motivi di sfruttamento di pozzi di [[petrolio]]. L'intervista fu intitolata, in sintesi, ''"Sparare ai nostri soldati? Un diritto degli iracheni" Ferrando: Nassiriya fu un caso di resistenza armata''; Ferrando contestò una non-attinenza dello stesso titolo con il contenuto dell'intervista, ma confermò tutte le sue parole.
 
Il caso "aprì" la campagna elettorale e suscitò furiose polemiche nel mondo politico e dell'informazione, in merito alla già aperta questione dei cosiddetti "candidati impresentabili", come [[Vladimir Luxuria]] e [[Francesco Caruso]] (con il PRC) o come gli esponenti di [[estrema destra]] [[Pino Rauti]], [[Adriano Tilgher]], [[Roberto Fiore]] (con la [[Casa delle Libertà]]). Subito dopo la pubblicazione, l'intervista diventò motivo d'aspro confronto a "Matrix" tra Massimo D'Alema e Gianfranco Fini.
 
''[[Libero (quotidiano)|Libero]]'', quotidiano vicino al [[centro-destra]], riportò – oltre al titolo dell'intervista – anche parte del contenuto di un suo libro risalente al [[2003]], riconducibile alle stesse posizioni; il direttore del ''Corriere della Sera'' [[Paolo Mieli]] espresse il suo sdegno, mentre giornalisti di [[centro-sinistra]] come [[Michele Serra]] (''[[La Repubblica]]'') temevano che per l'episodiointervista ci sarebbe stato un calo di voti de L'Unione in favore della coalizione di [[Silvio Berlusconi]].
 
Esponenti della Cdl quali [[Gianfranco Fini]], [[Giorgio La Malfa]] e [[Sandro Bondi]], nonché il senatore a vita [[Francesco Cossiga]] contestarono allo schieramento d'opposizione la presenza di Ferrando in uno dei partiti dell'Unione, considerandolo un "impresentabile" filo-terrorista. Dello stesso tono le reazioni di esponenti di centro-sinistra come [[Clemente Mastella]], [[Francesco Rutelli]] e [[Massimo D'Alema]], oltre allo stesso Prodi, che chiesero a Bertinotti maggiore affidabilità e responsabilità. Anche il padre di [[Domenico Intravia]], uno dei carabinieri morti a Nassiriya, chiese al centro-sinistra di scusarsi.