Scipio Slataper: differenze tra le versioni
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''[[Il mio Carso]]'' pubblicato nella Libreria della Voce nel 1912, è la sua opera più importante, l'unico romanzo della sua breve carriera, interrotta prematuramente dalla guerra. È un'autobiografia spirituale di tono accesamente lirico, che attesta il cammino compiuto dallo scrittore dall'esaltazione dell'io alla crisi provocata in lui dal dolore per il suicidio dell'amata Anna Pulitzer, che lo spinge a intuire la necessità di una legge morale più profonda per la sua vita. Nel [[1921]] fu tradotto in francese da [[Benjamin Cremieux]].
Le ''[[Lettere triestine]]'' sono una serie di articoli pubblicati su [[La Voce (rivista)|La Voce]] nel 1909. In questi scritti, molto critici e che molto fecero discutere, Slataper analizza la situazione culturale della Trieste dell'epoca, che ai suoi occhi si presentava senza «tradizioni di coltura». La borghesia che governava la città giuliana, poiché politicamente si trovava sotto l'impero asburgico, basava la propria "italianità" oltre che su elementi etnici,
Un'altra opera che va sicuramente menzionata è la tesi di laurea di Slataper su Ibsen, scritta nel 1912 e che fu da lui successivamente rimaneggiata per darla alle stampe. Uscì postuma nel 1916. Questo studio si configura come un'analisi di tutto l'itinerario della vita e della produzione dello scrittore norvegese. Pur rifacendosi a critici di area austriaca e tedesca (un esempio evidente e confessato è quello dell'opera del [[Weininger]], che è alla base dell'interpretazione slataperiana del [[Peer Gynt]]), Slataper riesce a proporre tesi originali e innovative che rendono a tutt'oggi il suo studio una tappa fondamentale per chi vuole occuparsi di Ibsen.
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