Lorenzo Bucci: differenze tra le versioni

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Dopo il matrimonio con [[Celestina Aria]] – primogenita della famiglia emiliana –, avvenuto il [[16 aprile 1842]] nella chiesa di [[San Giovanni in Monte]] a [[Bologna]], si trasferì ad [[Ancona]], lasciando al consigliere [[Giuseppe Capretti]] (vedi [[Sindaci di Montecarotto]]) la gestione economica della famiglia.
Aprì un negozio di seterie in [[via della Loggia]], in società con [[Gustavo Baldesi]], in un momento particolarmente propizio per l’effervescenza dei commerci nella città dorica. Strinse amicizia con il [[patriota]] anconetano [[Antonio Giannelli]] che lo introdusse negli ambienti carbonari della città. I due assunsero la guida di una setta segreta dalle sfumature mazziniane, votata alla preparazione di un piano insurrezionale per l’abbattimento del governo di [[Gregorio XVI]]. Ad insurrezione avviata, la strategia dell'organizzazione confidava sulla fedeltà della parte più umile e disprezzata dell’esercito, la [[gendarmeria]], - acquisita anche mediante azioni corruttive -, ma la reazione pontificia giunse in anticipo, con arresti efficaci tra aprile e maggio del [[1846]] che neutralizzarono piano e impianto settario. Arrestato dai [[carabinieri]] di [[Ancona]] il [[28 maggio 1846]] e rinchiuso nelle carceri di [[Treia]], venne sottoposto ad un duro interrogatrio da parte del commissario-giudice [[Pietro Piselli]] che lo ritenne tra i principali finanziatori della causa sovversiva e co-regista della macchinazione per la sollevazione di [[Ancona]].
 
Mentre iniziava a crescere tra i [[liberali]] della città il sospetto che la setta fosse stata vittima di un tradimento interno – i timori maggiori caddero in seguito su [[Antonio Giannelli]] –, giunse l’[[amnistia]] per i reati politici di [[Pio IX]] il [[16 luglio 1846]] che interruppe l’iter di un [[processo inquisitorio]] prossimo al dibattimento. Restituito alla libertà, iniziò a confidare nella stagione riformistica timidamente avviata dal nuovo [[pontefice]], divenendo ufficiale delle [[Guardie Civiche]] di [[Ancona]] e di [[Montecarotto]] – da qui l’appellativo di ''Capitano bello'' per i suoi stimati due metri di altezza –, desideroso di assumere il duplice ruolo politico secondo il principio liberale e riformista del cittadino-soldato.
 
La crisi agricola che stava attraversando l’[[Europa]] ricadde pesantemente anche sul territorio pontificio, stretto in una morsa alimentare senza tregua, soffiando su manifestazioni di protesta che indebolirono gli inziali entusiasmi verso [[Pio IX]]. L’irrompere nelle piazze di un popolo desideroso di più incisive riforme scatenò la bufera del [[1848]], impulsiva e devastante anche in Italia. Le prediche di [[Ugo Bassi]] ad [[Ancona]] lo spinsero ad armare una compagnia da dirigere sui campi del [[Veneto]], combattendo a [[Badia]], [[Vicenza]], [[Mestre]] e [[Treviso]]. Sempre più stretto dai debiti, decise di disfarsi di tutti i suoi beni.
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Arruolatosi nella [[Legione Italiana]] di [[Garibaldi]], da poco giunto in Italia in soccorso del movimento liberal-democratico, si aggregò alle forze guidate da [[Pietro Roselli]] in guerra nell’[[Ascolano]] contro la rivolta [[sanfedista]] dei capibanda [[Giovanni Piccioni]] e [[don Domenico Taliani]] sostenuta dal [[cardinale Filippo De Angelis]] di [[Fermo]], irremovibile nel contrastare la neonata [[Repubblica Romana (1849)]]. Lo sbarco delle truppe francesi a [[Civitavecchia]] il [[25 aprile 1849]] lo costrinse a lasciare la soluzione della crisi ascolana nelle mani di [[Felice Orsini]], valutando come prioritaria la convergenza verso il territorio laziale.
 
Dopo la battaglia di [[Velletri]] il 19 maggio 1849 contro le forze napoletane e spagnole (costrette a ripassare la frontiera sotto la forza dei soldati di [[Garibaldi]]), spostò la sua compagnia a [[Porta San Pancrazio]], sul colle gianicolense, la cui caduta avrebbe assicurato alle forze francesi del generale [[Nicolas Charles Victor Oudinot]] il controllo di [[Roma]]. Nella battaglia del [[3 giugno 1849]] a [[Villa Pamphili]], dopo ripetuti assalti di baionetta, cadde a terra colpito da fuoco nemico alla coscia destra. Ricoverato al [[Santo Spirito]] gli venne amputato l’intero arto inferiore, accrescendo il pericolo di nuove infezioni. Il [[6 giugno 1849]] [[Garibaldi]] lo decorò con il grado di maggiore e nove giorni dopo ricevette in ospedale la visita di due [[triumviri]] mentre il comando delle truppe passò al tenente [[Francesco Negozi]]. Si spense il [[27 giugno 1849]], a poche settimane dalla nascita del suo quarto figlio, [[Lorenzo Bucci Casari]] (vedi [[Sindaci di Ancona]]), che a soli 17 anni indossò la camicia rossa insieme al fratello [[Attilio]] sui campi del [[Trentino]] nel [[1866]]. Venne successivamente tumulato nel [[Mausoleo Ossario Garibaldino]] nella località [[Colle dei Pini]] insieme agli eroi della difesa di Roma, tra i quali il giovane [[Goffredo Mameli]].
 
== Bibliografia ==