Platone: differenze tra le versioni
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#Le [[idee]] intelligibili, raggiungibili solo per via speculativa e [[intuizione|intuitiva]] (''nòesis'')}}
La dottrina platonica è inoltre spesso oggetto di fraintendimenti. Di fatto, come Platone stesso suggerisce in numerosi passi, è impossibile recuperare completamente la conoscenza del mondo delle Idee anche per il filosofo. La conoscenza perfetta di queste è propria solo degli [[dèi]], che le osservano sempre. La conoscenza umana, nella sua forma migliore, è sempre ''filo-sofia'', ossia ''amore del sapere'', inesausta ricerca della verità. Ciò suggerisce una frattura "sofistica" all’interno del pensiero platonico: per quanto l’uomo si sforzi, il raggiungimento della [[verità]] è impossibile, perché confinata nel cielo [[iperuranio]] e dunque assolutamente inconoscibile. La parola, che è lo strumento utilizzato dal filosofo dialettico per persuadere le anime della verità e dell’esistenza delle idee, non rispecchia che parzialmente la realtà ultrasensibile, che è irriproducibile e non presentabile.
Per fare un esempio, è come se un insegnante, che pure ha presente come è fatto un triangolo, cercasse di spiegarlo ai suoi allievi senza poterglielo esibire o far vedere alla lavagna. Può forse persuadere loro di com’è fatto all’incirca un triangolo, ma la conoscenza degli alunni rimarrà comunque lontana da coloro che lo sanno rappresentare correttamente. La conoscenza del mondo delle idee dunque può essere solo [[intuizione|intuita]], mai comunicata; per conoscerla nel modo meno confutabile possibile ci si può basare al massimo sull’uso dei ''lògoi'', ossia dei ''discorsi'', ragionamenti in forma di [[dialogo]] svolti attorno a tali argomenti.
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