Fusione nucleare fredda: differenze tra le versioni
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Una della caratteristiche che hanno creato fin dall'inizio critiche da una parte della comunità scientifica (nonché accese polemiche), è stata la scarsa riproducibilità degli esperimenti lamentata dai ricercatori.<br />
Fin da quando Fleischmann e Pons il 13 marzo 1989 inviarono al ''Journal of Electroanalytical Chemistry'' la pubblicazione con le loro ricerche<ref>Fleischmann, Martin & Pons, Stanley, Journal of Electroanalytical Chemistry 261 (2A), 1989. pp. 301-308.</ref>, decine di laboratori fecero centinaia di febbrili tentativi di replicazione, ma purtroppo una grande parte di questi non diede esiti sicuramente positivi; risultava perciò evidente che le condizioni alle quali il fenomeno si poteva produrre erano molto particolari e quasi del tutto ignote anche ai due ricercatori, oppure questi si basavano su effetti non reali o spiegabili solo con particolari fenomeni di origine elettrochimica.<br />
Questa difficoltà nella dimostrazione oggettiva del fenomeno, unita ad una particolare situazione di grande attesa da parte del pubblico (amplificata dall'atteggiamento sensazionalistico dei media)<ref>Dopo il 1989 i media iniziarono a presentare seri dubbi sulla realtà del fenomeno; vedi ad esempio l'articolo in data
Per contro, vari ricercatori che operano nel campo della fusione fredda avanzarono varie spiegazioni a giustificazione di questa difficoltà: essi sostenevano che il protocollo da seguire redatto dai ricercatori Fleischmann, Martin & Pons non includeva una condizione assolutamente necessaria affinché il fenomeno stesso potesse svilupparsi, ovvero che fosse raggiunto un ''rapporto di caricamento'' estremamente elevato,<ref>Il ''rapporto di caricamento'' è un valore numerico dato dalla quantità di atomi di idrogeno o deuterio presenti all'interno di un certo volume rispetto agli atomi di un metallo, come ad esempio il palladio, presenti nello stesso volume. Ad esempio se in un certo volume vi sono 100 atomi di palladio e 90 atomi di deuterio, il ''rapporto di caricamento'' è pari a 0,90. La determinazione analitica di questo rapporto non è una impresa facile e ciò è dimostrato da molti lavori che si concentrano solo sulla determinazione di tale parametro, ad esempio: E.Del Giudice, A.De Ninno, M.Fleischmann, A.Frattolillo, G.Mengoli. "''[http://www.frascati.enea.it/nhe/Loading.pdf Loading of H(D) in a Pd lattice]''". Proc. of 9th International Conference on Cold Fusion, ICCF9 Bejing (Cina), 19-24 maggio, 2002</ref> da parte del deuterio, nella matrice di palladio, rapporto che doveva essere, come poi fu teoricamente dimostrato dai lavori di [[Giuliano Preparata]], uguale o superiore a 0,95. Senza la conoscenza e successiva applicazione di questa informazione<ref>Se il rapporto di caricamento deve essere elevato, è necessario, per il palladio, dedicare alla preparazione un tempo piuttosto lungo (giorni o settimane). Ma non basta: un rapporto così alto produce un grave stress alla struttura del metallo e, in generale, lo danneggia al punto da far ben presto ridiscendere la concentrazione di deuterio al di sotto di quel livello. Finché non verrà trovata una tecnologia efficace per mantenere il rapporto di caricamento a livelli utili, i successi resteranno dunque del tutto sporadici.</ref> non era possibile ottenere una sufficiente costanza nei risultati da parte di chi tentò di riprodurre l'esperimento<ref name="EOATEIDPD"/>.
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