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* ''Placodus andriani'' <br/><small>Münster, [[1839]]</small>
* ''Placodus gigas'' <br/><small>Agassiz, [[1833]]</small>
* ''Placodus laticeps'' <br/><small>[[Richard Owen|Owen]], [[1859]]</small>
* ''Placodus rostratus'' <br/><small>Münster, [[1839]]</small>
}}
 
Il '''placodo''' (gen. '''''Placodus''''') è un [[rettile]] marino estinto, appartenente ai [[placodonti]]. Visse nel [[Triassico]] medio (circa 245 – 237 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in [[Europa]] (principalmente in [[Germania]]) e in [[Cina]]. Era caratterizzato da un’insolita dentatura.
'''''Placodus''''' (Dente Piatto) era un [[Sauropsida|rettile]] [[Placodontia|placodonte]] della famiglia dei [[Placodontidae|Placodontidi]], vissuto in [[Europa]] ([[Alpi|area alpina]]) dal [[Triassico]] inferiore al Triassico medio, che poteva raggiungere una lunghezza di 2 m.
 
==Descrizione==
[[Image:Placodus-Ghedo.JPG|thumb|left|Scheletro di ''Placodus''.]]
Questo animale poteva superare i due metri di lunghezza. Il [[corpo]] era tozzo, a forma di botte, con collo corto e arti diretti lateralmente come quelli di un rettile di terraferma. Le zampe possedevano cinque dita, dotate probabilmente di membrane interdigitali. La [[coda]] era allungata e compressa lateralmente.
[[Image:Placodus gigas.jpg|thumb|left|Superficie inferiore della mascella e del palato di ''Placodus gigas''.]]
Il cranio di ''Placodus'' indica che questo rettile era specializzato per un'alimentazione costituita da [[molluschi]] e [[crostacei]]. Due serie di denti non appuntiti sporgevano nella parte anteriore della mascella e della mandibola ed erano utilizzate per staccare [[Bivalvi|molluschi bivalvi]] e [[brachiopodi]] dalle rocce. I denti posteriori erano larghi e appiattiti, adatti a schiacciare le conchiglie (di qui il nome della famiglia: «dai denti piatti»). Anche il palato era ricoperto di grandi denti frantumatori. Questa formidabile batteria di denti era messa in azione da muscoli masticatori potenti che potevano inserirsi attraverso le due fenestrature presenti ai lati del cranio per aumentare la potenza della morsa. Alcuni [[squali]] attuali, come lo squalo di Port Jackson ''[[Heterodontus portusjacksoni]]'' (che si nutre di molluschi, [[ricci di mare]], crostacei) ha una dentatura dello stesso tipo, così simile che quando furono trovati i primi esemplari di ''Placodus'' i paleontologi credettero di trovarsi di fronte a squali arcaici.
 
Il [[cranio]] di ''Placodus'' era molto robusto, e negli esemplari adulti le ossa nasali, frontali e parietali erano fuse fra loro. Due serie di [[denti]] non appuntiti sporgevano nella parte anteriore della mascella e della mandibola. I denti posteriori erano invece larghi e appiattiti, di forma emisferica. Anche il palato era ricoperto di grandi denti bulbosi. Questa formidabile batteria di denti era messa in azione da muscoli masticatori potenti che potevano inserirsi attraverso le due fenestrature presenti nella parte posteriore del cranio per aumentare la potenza del morso.
il ''Placodus'' non presentava eccezionali adattamenti alla vita acquatica: il corpo era tozzo con collo corto e arti diretti lateralmente come quelli di un rettile primitivo di terraferma. Unici strumenti per il nuoto erano le membrane tra le 5 dita delle zampe e la lunga e sottile coda, appiattita lateralmente, forse dotata di una pinna.
[[Image:Placodus-Ghedo gigas 2.JPG|thumb|150px|left|Scheletro di ''Placodus gigas'' - Staatliches Museum für Naturkunde, Stoccarda.]]
Il corpo a forma di botte era retto da una [[colonna vertebrale]] notevolmente rigida, dovuta alla particolare articolazione delle vertebre, con i processi vertebrali che si intersecavano fra loro. Il ventre di ''Placodus'' era protetto da una robusta armatura formata dalle costole ventrali ([[gastralia]]), piegate a un angolo quasi retto, che conferivano al tronco dell’animale una struttura “a scatola”. Le costole erano anch’esse particolarmente robuste. Una serie di protuberanze ossee ([[osteodermi]]) si ergeva dorsalmente lungo la colonna vertebrale e forniva una certa protezione all'animale. Corazze protettive assai più sviluppate si osservano in placodonti successivi.
 
==Classificazione==
Come in tutti i placodonti, il ventre del ''Placodus'' era protetto da una robusta armatura formata dalle costole ventrali. Una serie di protuberanze ossee si ergeva dorsalmente lungo la [[colonna vertebrale]] e forniva una certa protezione all'animale altrimenti inerme. Corazze protettive assai più sviluppate si osservano in placodonti successivi<ref name=EoDP>{{Cita libro |curatore=Palmer, D.|anno=1999 |titolo= The Marshall Illustrated Encyclopedia of Dinosaurs and Prehistoric Animals|editore= Marshall Editions|città=London|pagine= 63|id=ISBN 1-84028-152-9}}</ref>.
[[Image:Placodus gigas.jpg|thumb|200px|right|Illustrazione del fossile della superficie inferiore di mascella e palato di ''Placodus gigas''.]]
''Placodus'' è stato descritto per la prima volta nel [[1833]] da [[Louis Agassiz]], il quale ritenne che i resti frammentari (ossa del palato con denti piatti e bulbosi) fossero da attribuire a grandi esemplari di [[pesci]] [[Pycnodontiformes|picnodonti]]. Solo nel [[1858]] [[Richard Owen]] riconobbe che ''Placodus'' era in realtà un rettile dalla dentatura insolita, suggerendo una parentela con i [[saurotterigi]]. Successivamente altri autori hanno messo in dubbio questa classificazione, ma attualmente la maggior parte degli studiosi ritiene che ''Placodus'' e i suoi stretti parenti (i placodonti) siano effettivi rappresentanti dei saurotterigi, che comprendono anche i [[plesiosauri]] dal lungo collo.
 
''Placodus'' dà il nome all’intero ordine dei placodonti, ma l’unico animale di aspetto davvero affine era ''[[Paraplacodus]]'', considerato attualmente il più basale tra i placodonti. I membri più derivati sono invece classificati nel gruppo dei ciamodontidi ([[Cyamodontoidea]]), dall’aspetto simile a quello delle [[tartarughe]]. ''Placodus'' è attualmente ritenuto una forma intermedia tra ''Paraplacodus'' e i ciamodonti (come ''[[Cyamodus]]'').
==Note==
[[Image:Placodus gigas 3 .jpg|thumb|left|Superficie inferiore della mascella e del palato di ''Placodus gigas''.]]
<references/>
La specie tipo, '''''Placodus gigas''''', è anche la più conosciuta e i suoi fossili si ritrovano principalmente in Germania (ma anche in [[Italia]], [[Olanda]], [[Polonia]], [[Francia]]). Altre specie attribuite a ''Placodus'' sono ''P. antiquior'', descritto da [[Friedrich von Huene]] nel 1936 e da alcuni ritenuto un sinonimo di ''P. gigas'', e ''P. inexpectatus'', i cui fossili sono stati ritrovati in Cina e testimoniano l’ampia diffusione di questo genere lungo le coste dell’antico oceano [[Tetide]] (Jiang et al., 2008). Altri resti di ''Placodus'' scoperti in [[Romania]] potrebbero essere identici alla forma cinese (Diedrich, 2010).
==Paleobiologia==
''Placodus'' non presentava eccezionali adattamenti alla vita acquatica, ma era in ogni caso un animale legato alla vita marina. Si spostava principalmente grazie agli arti anteriori e a movimenti ondulatori della coda lunga e appiattita lateralmente, mentre il corpo a forma di botte era rigido.
[[Image:Placodus gigas 4.jpg|thumb|200px|right|Fossile di ''Placodus gigas'' - Senckenberg Museum, Francoforte.]]
Gran parte degli studiosi ritiene che ''Placodus'' fosse un animale [[durofagia|durofago]], ovvero che si cibava di [[molluschi]] presenti sul fondale, i cui gusci venivano frantumati dai grandi denti bulbosi (Rieppel, 1995). I denti anteriori simili a [[incisivi]], invece, potrebbero essere stati utilizzati per staccare i molluschi dal fondo. Alcuni [[squali]] attuali, come lo squalo di Port Jackson ''[[Heterodontus portusjacksoni]]'' (che si nutre di molluschi, ricci di mare, crostacei) hanno una dentatura dello stesso tipo.
 
Una ricerca del [[2010]] ha invece suggerito che ''Placodus'' non si cibava di molluschi, bensì di tenere [[piante]] marine e di alghe (Diedrich, 2010). Secondo l’autore dello studio, infatti, la struttura delle mascelle e dei denti e la [[morfologia]] dello scheletro farebbero pensare ai [[mammiferi]] [[sireni]] dell’[[Era Cenozoica]], come ''[[Halitherium]]''. L’ipotesi sarebbe comprovata dalla mancanza di ritrovamenti fossili di molluschi nella regione dello stomaco di ''Placodus''. Diedrich ha inoltre suggerito che, come i sireni attuali, questi rettili vivessero in grandi gruppi, “brucando” sul fondale marino.
 
L’analisi [[istologica]] del [[femore]], infine, indica che ''Placodus'' cresceva in tempi relativamente brevi per raggiungere le dimensioni di un esemplare adulto (de Buffrénil e Mazin, 1992).
 
==Bibliografia==
*Agassiz, L., 1833- 43, Rescherches sur les poisons fossils: Imprimerie de Petitpierre, Neuchatel.
*Braun, C. F. W., 1863, Uber Placodus quinimolaris: Programm zum Jahresbericht der kongl. Kreis-Landwirthschafts – und Gewerbeschule zu Bayreuth fur das Schuligahr 1862-63, p. 5-10.
*Meyer, H., 1863, Die Placodonten, eine Familie von Sauriern der Trias: Palaeontographica, v. 11, p. 175-221.
*Huene, F. von, 1902, Ubersicht uber die Reptilien der Trias : Geologische und Palaeontologische Abhandlungen, Neue Folge Band VI, (Der Ganzen Reine Band X.), heft 1, p. 3-83.
*Peyer, B., and Kunn-Schnyder, E., 1955, Placodontia: In Piveteau J. Traite de Paleontologie, v. 5, p. 459-486.
*Kuhn, O., 1969, Placodontomorpha: Handbuch deer Palaoherpetologie, v. 9, p. 7-18.
*Hans-Dieter Sues. On the skull of Placodus gigas and the relationships of the Placodontia. „Journal of Vertebrate Paleontology”. 7 (2), s. 138–144, 1987
*V. de Buffrénil, Jean-Michel Mazin. Contribution de l'histologie osseuse al'interpretation paleobiologique du genre Placodus Agassiz, 1833 (Reptilia, Placodontia). „Revue de Paléobiologie”. 11, s. 397–407, 1992 (fr.).
*Oliver Rieppel. The genus Placodus: systematics, morphology, paleobiogeography, and paleobiology. „Fieldiana (Geology), New Series”. 31, s. 1–44, 1995.
*M. Dalla Vecchia and M. Avanzini. 2002. New findings of isolated remains of Triassic reptiles from Northeastern Italy. Bollettino della Societa Paleontologica Italiana 42(2-3):215-235
*Jiang, D.-Y., Motani, R., Hao, W.-C., Rieppel, O., Sun, Y.-L., Schmitz, L., and Suny, Z.-Y., 2008, First record of Placodontoidea (Reptilia, Sauropterygia, Placodontia) from the Eastern Tethys: Journal of Vertebrate Paleontology, v. 28, n. 3, p. 904-908.
*Diedrich, C. J., 2010, Palaeoecology of Placodus gigas (Reptilia) and other placodontids -- Middle Triassic macroalgae feeders in the Germanic basin of central Europe--and evidence for convergent evolution with Sirenia: Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, v. 285, p. 287-306.
 
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