Utente:Presbite/Sandbox2: differenze tra le versioni

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L'uso principale della Gaeta era legato alla pesca, di conseguenza il [[ponte (nautica)|ponte]] doveva essere il più largo possibile per maneggiare con facilità le reti. Nel corso dei secoli, quindi, l'opera morta della Gaeta fu modificata in modo da accentuare l'apertura del [[baglio (nautica)|baglio massimo]]. Questa differenza fra l'[[opera viva]] - dritta e sottile - e [[opera morta]] - allargata e tondeggiante - è la caratteristica più significativa della Gaeta, che la differenzia dalle altre imbarcazioni tradizionali adriatiche. La sua lunghezza è compresa fra i 5 e i 9 metri, con capacità di carico di circa 5 tonnellate. La larghezza dello scafo è di circa 3 metri. In Dalmazia viene costruito anche un esemplare di dimensioni ridotte - fra i 4 e i 5 metri di lunghezza - chiamato "Gaietizza" (''gajetica''), e cioè "piccola Gaeta".
 
Lo scafo a prua dell'albero è chiuso e al centro ha una solida [[bitta]] per l'ormeggio fissata alla chiglia, oltre a una piccola [[falchetta]]. La parte centrale è invece aperta e serve per l'equipaggio e per il carico. Essendo piuttosto esposta, la Gaeta non è mai stata particolarmente adatta per i lunghi viaggi o per le traversate in alto mare. L'armo comune era con un albero ed una vela latina, raramente con una vela al terzo. In tempi recenti veniva armato anche un fiocco. Secondo la tradizione dalmata l'equipaggiamento era composto da: "una grossa pietra per l'ancoraggio, due remi, un’attrezzatura da pesca semplice, una buona pentola per cucinare il brodetto di pesce, una bottiglia di olio d'oliva, una di vino, un po' di sale e pepe avvolti in piccoli pezzi di giornale e... due matti"<ref>[http://www.magnamare-extra.com/joomla/images/pdf_articoli/gajeta.pdf Piero Magnabosco, ''La Gajeta (Gaeta)'', in ''La barca storica'', Magnamare Editore, Arzignano 2006, p. 61.]</ref>
 
==Note==