Caffè Meletti: differenze tra le versioni
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La vita vera e propria del [[Bar (pubblico esercizio)|Caffè]] iniziò, il [[22 dicembre]] [[1905]], quando Silvio Meletti, industriale produttore di [[Liquore|liquori]], acquistò la palazzina ad un'[[Asta (finanza)|asta pubblica]]. Divenuto proprietario decise di destinare il fabbricato all'apertura di un elegante esercizio commerciale. Commissionò la trasformazione dell'edificio ad [[Enrico Cesari]], ingegnere, e scelse come [[pittore]] decoratore [[Pio Cardini]].
Il
Nell'anno [[1981]] il [[Ministero dei Beni Culturali e Ambientali]] lo dichiarò d'interesse storico ed artistico.
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L'edificio ancora oggi conserva il fascino dello [[stile liberty]], il colore dominante rosa antico della tinteggiatura esterna lo contraddistingue e lo differenzia fra tutti i palazzi storici presenti nella città.
Nel tempo della sua vita il Caffè ha conosciuto ed annoverato fra i suoi illustri frequentatori occasionali anche [[Mario Del Monaco]], [[Beniamino Gigli]], [[Pietro Mascagni]], [[Ernest Hemingway]], [[Renato Guttuso]], [[Jean-Paul Sartre |Jean Paul Sartre]], [[Simone de Beauvoir]], [[Mario Soldati]], e politici di levatura nazionale come [[Sandro Pertini]] e [[Giuseppe Saragat]].<ref>[http://www.comune.ascolipiceno.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/188 Sito del Comune di Ascoli Piceno] Il caffè Meletti</ref>
La particolarità dello storico locale ascolano è l'assaggio dell’''”[[anisetta]] con la mosca”'' ossia del liquore cui si aggiunge dentro il bicchiere un chicco di [[caffè]]. Si ricorda la definizione del [[Trilussa]] quando scrisse: «''Quante favole e sonetti m’ha ispirato la Meletti''». L'anisetta è un liquore a base di [[anice]] lavorato secondo la ricetta di casa Meletti, perfezionata nel [[1870]] da Silvio Meletti.
Il [[21 settembre]] [[2010]], il
==Architettura==
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