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[[Léon Degrelle]]
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==Le prime notizie dell'eccidio e le reazioni==
Nei primi giorni dopo la strage, le notizie si accavallarono confuse: la direzione della federazione del PCI di Udine fece circolare la voce secondo la quale l'eccidio fosse opera di forze tedesche o fasciste<ref>Ercole Moggi, ''Nega e non ricorda il principale imputato'', in ''La Stampa'', 11 gennaio 1950, p. 4.</ref>. Qualche giorno dopo l'eccidio, la "Gioventù antifascista italiana e slovena" - un'organizzazione politica che propugnava l'annessione della zona alla Jugoslavia - organizzò a [[Circhina]] una conferenza cui parteciparono alcuni garibaldini della Natisone, nel corso della quale venne annunciata la soppressione del comando osovano senza peraltro specificare chi fosse stato l'esecutore dell'azione: ci furono applausi e grida di entusiasmo, giacché fra i garibaldini era opinione diffusa che gli osovani fossero dei reazionari in combutta con i fascisti<ref>Sergio Gervasutti, ''op. cit.'', p. 172.</ref>.
===La relazione di Toffanin, Plaino e Juri===
Il 10 febbraio [[Mario Toffanin]] e i suoi sottoposti, Aldo Plaino "Valerio" e Vittorio Juri "Marco", stilarono una relazione indirizzata alla federazione comunista di Udine e al comando del IX Korpus Sloveno, in cui sostenevano che l'esecuzione aveva avuto "pieno consenso della Federazione del partito", accusando i partigiani della Osoppo di essere dei traditori venduti a fascisti e tedeschi, i cui comandanti in punto di morte avrebbero inneggiato al fascismo. I tre comandanti gappisti scrissero degli osovani che "esaminati attentamente uno a uno, abbiamo notato che essi non erano altro che figli di papà, delicati attendisti che se la passavano comodamente in montagna"<ref>Stralci della relazione in Alberto Buvoli, ''L'eccidio di Porzûs: ipotesi interpretative'', in ''Storia contemporanea in Friuli'', Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione, Anno XXXI - Numero 32, Udine 2001; il virgolettato è citato anche in Gian Antonio Stella, ''Strage di Porzus: non si pente il fucilatore "rosso"'', in ''Corriere della Sera'', 31 gennaio 1992, p. 2.</ref>.
===Le inchieste partigiane===
Il 10 febbraio il comando della Osoppo affidò ad Agostino Benetti l'incarico di compiere una prima indagine<ref>Tutto il racconto sulle inchieste partigiane è tratto per riassunto da Sergio Gervasutti, ''op. cit.'', pp. 172-176.</ref>: in pochi giorni appuntò i propri sospetti sui garibaldini. Informati i superiori, questi interessarono il CLN provinciale, che in una riunione del 21 febbraio - in assenza del rappresentante comunista - incaricò un rappresentante del Partito d'Azione e un rappresentante della Democrazia Cristiana di svolgere ulteriori accertamenti
[[Mario Lizzero]], commissario politico delle brigate Garibaldi in Friuli, venuto a sapere dell'eccidio, propose in un primo tempo la condanna a morte per Toffanin e i suoi uomini, ma questi vennero successivamente solo destituiti dalle loro posizioni di comando nei GAP<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/30/Strage_partigiani_arriva_film_tabu_co_0_9707307692.shtml Strage di partigiani, arriva il film tabu], articolo de [[Il Corriere della Sera]], del 30 luglio 1997</ref>. Secondo la ricostruzione di Giovanni Padoan "Vanni" (all'epoca dei fatti [[commissario politico]] della Brigata Garibaldi Natisone), Lizzero sarebbe stato invece il grande artefice della strategia difensiva del partito comunista, tendente a colpevolizzare il solo Toffanin per impedire che si arrivassero a scoprire i veri mandanti dell'eccidio, e cioè il IX Korpus sloveno che aveva ordinato l'operazione alla federazione del PCI di Udine: fatto arrestare Toffanin il 20 febbraio 1945 e condannatolo alla fucilazione, Lizzero a seguito di un incontro a quattr'occhi inaspettatamente lo liberò, rifiutandosi poi di rivelare il contenuto del loro colloquio. Contestualmente, secondo Padoan Lizzero sviò le indagini subito ordinate dal Comando Territoriale Veneto, che aveva inviato in zona l'ispettore Luciano Commessatti "Gigi", impedendo a quest'ultimo di interrogare Toffanin, tanto che - ritornato a Padova - Commessatti denunciò la non collaborazione di Lizzero e di Lino Zocchi "Ninci" (comandante del gruppo Divisioni Garibaldi del Friuli)<ref>[http://www.carnialibera1944.it/resistenza/porzus.htm Giovanni Padoan "Vanni", ''La regia dei fatti di Porzûs'', estratto da Id., ''Porzûs: strumentalizzazione e realtà storica'', Edizioni della Laguna, 2000]. Dal sito www.carnialibera1944.it, a cura dell'Associazione promotrice del Museo della Carnia Libera 1944.</ref>. I dirigenti della federazione del PCI di Udine (Ostelio Modesti "Franco" - segretario - e Alfio Tambosso "Ultra" - vicesegretario), sosterranno che la responsabilità dell'azione era da imputarsi interamente a Toffanin, che non avrebbe interpretato correttamente gli ordini, anche se poi il PCI ne faciliterà la fuga in Jugoslavia. Una commissione d'inchiesta ordinata dal comando del [[Corpo Volontari della Libertà]] al comandante partigiano - poi parlamentare del PCI - [[Luigi Longo]], pur costituita non ebbe alcun seguito<ref>''Il Gen. Cadorna e l'on. Mattei sulla pedana dei testimoni'', in ''La Stampa'', 20 gennaio 1950 p. 4.</ref>: presieduta dallo stesso Ostelio Modesti, in seguito condannato per l'eccidio, vi facevano parte un rappresentante della Osoppo e uno della Garibaldi<ref name=Deotto>[http://www.storiain.net/arret/num62/artic1.htm Strage di Porzûs un’ombra cupa sulla resistenza, articolo di Paolo Deotto], sul sito storiainnetwork</ref>.
==Note==
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