Pithecusa: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
mNessun oggetto della modifica
Riga 1:
{{w|archeologia|settembre 2006}}
'''Pithecusa''' (in [[lingua greca|greco]] '''''PitekoussaiPithekoussai''''') fu fondata verso la metà dell'[[VIII secolo a.C.]] dai [[Greci]] di [[Eretria]] e di [[Calcide]] ([[Eubea]]), sull'isola di [[Ischia (isola)|Ischia]], ed è considerata il più antico stanziamento greco in [[Italia]].
 
Secondo lo [[storico]] greco [[Strabone]] (Strab., ''Geogr.'', V, 4, 9), la ricchezza dell'isola era dovuta alla ricchezza agraria spontanea e alla lavorazione dell'[[oro]], disciplina che gli Euboici avevano portato con loro e mantenuta viva. Dai risultati archeologici provenienti dallo studio della necropoli, si deduce che "la comunità euboica sull'isola di Ischia era principalmente dedita allo scambio e alla lavorazione artigianale". Sono state ritrovate ceramiche a decorazione geometrica, nella quale fanno la loro prima comparsa le figurazioni umane, con una certa significativa presenza di scene di navigazione e di naufragio, caratterizzate da un gusto fortemente realistico. Inoltre a Pithecusa si registra la più antica firma di vasaio greco finora pervenuta. A Pithecusa si lavorava anche il ferro, come dimostrato dal rinvenimento di uno scarto di fibula e scorie, attestate in località Mazzola. La necropoli presenta l'aspetto di un emporio al quale affluiscono merci e mercanti di varia origine. Il sito era gestito da un gruppo aristocratico proprietario di navi ed era caratterizzato da una comunità dedita prevalentemente all'artigianato e alle attività marinare. Tra i segni che dimostrano la fisionomia aristocratica del ceto dominante è '''la coppa rodia, detta di Nestore''' (del terzo quarto dell'VIII sec. a.C.), parte del corredo di un fanciullo di circa dieci anni, che rimanda ad uno dei primi esempi fino ad oggi attestati di pratica conviviale. Nell'iscrizione che vi è graffita l'autore vanta la capacità di essere presi, grazie al vino della sua coppa, dal desiderio di "Afrodite dalle belle corone".