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Si tratta di una struttura, simile all'[[iconostasi]] per aspetto e funzione, che separava il [[coro (architettura)|coro]], riservato ai [[presbitero|presbiteri]], dalla [[navata]] riservata ai fedeli.
Tuttavia a differenza dell'iconostasi, non costituiva una vera separazione durante le liturgie, in quanto nel coro erano celebrate solo le funzioni destinate ai monaci o ai numerosi canonici legati alle cattedrali e alle altre chiese, mentre davanti allo jubè esisteva un altare che spesso veniva chiamato "altare della croce", destinato alla messa per il "popolo". In tal modo la funzione dello jubè non sarebbe dunque quella di separare il clero dai fedeli, quanto quello di realizzare uno spazio apposito per il clero, ove svolgere le specifiche funzioni liturgiche del coro (liturgia delle ore, messa conventuale) senza disturbo.
Per delle ragioni sia liturgiche che architettoniche è stato del tutto irragionevole far sparire il jubé e l’altare della croce, come è accaduto quasi dappertutto in Germania all’epoca dei Lumi, su ordine delle autorità secolari
 
Consisteva in una tribuna rialzata da cui venivano lette le [[Sacre scritture|Scritture]], fungendo quindi anche da [[pulpito]]. A differenza dall'iconostasi quindi lo ''jubé'' era praticabile mediante due scale simmetriche ed aveva una propria decorazione scultorea e non era invece un supporto per rappresentazioni pittoriche. In effetti lo jubé sembra essere nato dalla fusione di elementi diversi già presenti nell'[[architettura romanica]] e del primo periodo gotico: la parete di separazione ("intramezzo" spesso ornato di marmi policromi) che spesso, soprattutto nelle chiese conventuali, divideva il coro dalla navata o la navata stessa in due parti e gli [[ambone|amboni]] scultorei in pietra<ref>Antonio Cadei, Paolo Piva,(a cura di) ''L'arte medievale nel contesto: 300-1300 : funzioni, iconografia, tecniche'', 2006.</ref>.
 
 
 
 
 
 
 
Consisteva in una tribuna rialzata da cui venivano lette le [[Sacre scritture|Scritture]], fungendo quindi anche da [[pulpito]]. A differenza dall'iconostasi quindi lo ''jubé'' era praticabile mediante due scale simmetriche ed aveva una propria decorazione scultorea e non era invece un supporto per rappresentazioni pittoriche. In effetti lo jubé sembra essere nato dalla fusione di elementi diversi già presenti nell'[[architettura romanica]] e del primo periodo gotico: la parete di separazione ("intramezzo" spesso ornato di marmi policromi) che spesso, soprattutto nelle chiese conventuali, divideva il coro dalla navata o la navata stessa in due parti e gli [[ambone|amboni]] scultorei in pietra<ref>Antonio Cadei, Paolo Piva,(a cura di) ''L'arte medievale nel contesto: 300-1300 : funzioni, iconografia, tecniche'', 2006.</ref>.
 
Furono realizzate numerosissime strutture di questo tipo, estremamente decorate, in pietra ma anche il legno, generalmente a ponte, su tre arcate. Era previsto, in genere, anche un crocefisso posto in alto a soprastare tutto l'insieme.