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Nel periodo classico della giurisprudenza romana esistettero due scuole di diritto in Roma: una detta dei ProculeianiProculiani, l'altra dei Sabiniani o Cassiani.
 
Tutti gli studiosi, che hanno affrontato il problema dell'insegnamento del diritto in Roma nel periodo classico, citano come fonte principale l' Enchiridion di Pomponio.
I Proculiani
Ma avremmo notizie sull'esistenza delle due principali scuole di diritto anche in mancanza del frammento riportato nel Digesto D. 1.2.2.47-53. Basterebbero i molti passi che troviamo nel Digesto e nelle Istituzioni di Gaio, nonchè la testimonianza (Epist. 7.24.8) di Plinio il Giovane che apparteneva a quell'ambiente legale e che, come oratore ebbe sicuramente modo di seguire le lezioni di diritto di una delle scuole.
 
Secondo Pomponio la scuola proculiana fu fondata da Labeone, cui successe Nerva e poi Proculo da cui venne il nome di Proculiani. Fino ad Adriano la scuola annovera giuristi di valore quali Nerva flius, Pegaso, Celso padre, Celso figlio e Nerazio Prisco.
 
Le controversie tra la scuola dei Proculiani e quella dei Sabiniani erano molte e le possiamo trovare nei frammenti dei vari giuristi che troviamo nel Digesto. Basti osservare che Gaio, sabiniano, riporta comunemente riferendosi alla propria scuola le espressioni "nostri preceptores" o "Sabinus Cassius" in contrapposizione a "diversae scholae auctores" o "Nerva Proculus".
 
Risulta invece difficile considerare esatta la affermazione di Pomponio che fa risalire alla rivalità dei due giuristi Labeone e Capitone la nascita delle due scuole, e conseguentemente una diversa qualificazione unitaria delle due scuole partendo dalla diversa personalità dei due fondatori: innovatrice in Labeone, conservatrice in Capitone. Probabilmente le due scuole si distinguevano principalmente per i luoghi (stationes) dove veniva insegnato il diritto e solo in un secondo tempo per l'autorità di coloro che ivi insegnavano.
 
Gellio scrive "quesitum esse memini in plerique Romae stationibus ius publice docentium aut respondentium..." (Noctes att. 13.13.1)