Redondesco: differenze tra le versioni
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Il [[paese]] è situato alla [[sinistra]] dell’[[Oglio]] inferiore, ad [[ovest]] di [[Mantova]], da cui dista circa 25 [[chilometro|chilometri]].  
Il suo territorio è costituito da una [[pianura]] di 19,13 chilometri quadrati, confinante ad [[est]] con i [[comune|comuni]] di [[Piubega]] e [[Gazoldo degli Ippoliti]], a [[sud]] col comune di [[Marcaria]], ad ovest con quello di [[Acquanegra sul Chiese]] e a [[nord]] con quello di [[Mariana Mantovana]]. Le sue terre sono particolarmente fertili, perché bagnate ed irrigate in parte dal [[canale]] [[Tartaro (torrente)|Tartaro Fabrezza]], ed in parte dal [[Fuga (torrente)|vaso Fuga]] – i due Tartari dell’Ovest mantovano -.  
==Storia== 
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Circa l’origine del [[nome]], lasciando perdere le proposte riconducenti a pure [[leggenda|leggende]], un [[documento]] del [[22 febbraio]] [[884]] chiamerebbe Redondesco ''Aprehensa Gardondesca'': per qualcuno ''Aprehensa'' starebbe ad indicare un [[territorio]] di forma rotonda circondato da [[acqua]] <ref>Documento ricordato in COLORNI 1959, pag. 64, n. 43; RAGAZZI 1961, pag. 3.</ref> 
In proposito, nota il Guerrini che il prefisso “re” deriva sempre da rivus – [[fiume]] -, e che “edon” equivale a “rotondo”: perciò il nome Redondesco starebbe ad indicare l’ubicazione del [[paese]] bagnato all’intorno da fiumi. <ref>GUERRINI 1940.</ref> 
Un [[diploma]] [[impero|imperiale]] del [[982]] prova senza dubbi l’esistenza in quell’[[epoca]] del [[villaggio]] designato col nome di ''Radoldeschio'', e in un altro documento del [[1055]] esso è denominato ''Radaldisco''. <ref> BERTOLOTTI 1984, pag. X.  
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Sempre a detta di Guerrini e Ragazzi questo monastero, poi divenuto [[ospizio]], a seguito di saccheggi e devastazioni subiti nelle irruzioni degli [[esercito|eserciti]] transitanti per la Via Postumia, poco distante, decadde dalla sua antica rinomanza.  
Gli [[abitante|abitanti]], trovandosi troppo esposti ed indifesi, si sarebbero ritirati verso quello che doveva rimanere il [[centro]] principale della zona, cioè l’odierna Redondesco: luogo più protetto dal fiume Oglio e più sicuro. Fu allora che avrebbe avuto inizio la [[vita]] del villaggio e della comunità religiosa di Redondesco, e al [[chierico]] che l’assisteva spiritualmente per incarico del monastero di S. Salvatore, sarebbe stato dato il titolo di ''praepositus'', di sicura origine monastica, rimasto al [[parroco]] di Redondesco fino ai giorni nostri. <ref>GUERRINI 1940, pag. 79; in nota lo stesso riporta ''Liber Potheris Brixie'', 199-208, 252-255, 233- 235 etc. Di S. Salvatore di Redondesco/Mosio parla anche il Faino in questi termini: “Sotto la Parrocchia di Redondesco l’Oratorio Campestre S. Salvatoris, che era l’antico Hospitale de Moso soggetto al monastero di Acquanegra, fu alienato dal Cardinale Sigismondo Gonzaga quando era Abbate Commendatario di Acquanegra, e passato quindi in proprietà privata di questi cittadini mantovani che a stento vi mantenevano un povero prete in funzione di Parroco, mentre essi vi detenevano i 700 piò di dotazione fondiaria di quella chiesa”. Faino, ''Oratorium Campestre S. Salvatoris'', pagg. 287-288, riportato da GUERRINI 1940, pag. 79; RAGAZZI 1961, pagg. 11-12; BERTOLOTTI 1984, pagg. 5-6.</ref> 
Dal diploma di Ottone II del 982 si sa che parte di Redondesco apparteneva ai [[canonico|canonici]] di [[S. Maria]] di Cremona. Tale proprietà venne loro confermata da un successivo diploma di [[Enrico II]] del [[5 maggio]] [[1005]], e da un altro di poco più tardo di [[Enrico III]], del [[15 ottobre]] 1005. <ref>ASTEGIANO 1895, n. 44; ODORICI 1853-65, vol. V, pag. 22; ASTEGIANO 1895, n. 47. ''Notitia pro securitate'' del [[1004]], [[26 febbraio]], Cremona. Adelberto detto Azzone messo del re [[Arduino]], presiedendo un [[giudizio]], pone un [[banno]] regio di mille mancosi  d’[[oro]] su dodici terreni di proprietà del [[vescovato]] di Cremona, due dei quali posti in “Selva Bonella”, il tutto accogliendo una richiesta dell’[[avvocato]] del vescovo [[Rolando]]: ''…Ibique eorum veniens presencia Rolandus avocatus ipsius episcopio et rettulit: <Abeo et teneo ad parte iamdicto episcopio proprietatem petias duodecim de terra, quas esse videtur prima…; decima in silva Bonella, est per mensura iusta iugias sex, coeret ei da duabus partibus eidem ecclesie; undecima ibi non longe, que est per mensura iusta iugias novem, coeret ei da duabus partibus prefacte eclesie;…> Cum ipse avocatus taliter retulliset, tunc ipse Adelelmus pro Dei amore et anima domni regi bannum da parte eius misit in mancosus aurei mille, ut nullus omo pars prenominati episcopio de predictas pecias de terre sine legali iudicio devestire audead. Qui vero fecerit, predictos mille mancosus se conpositurus agnosscat, medietate parti camere domni regis et medietatem parti eidem episcopio…''. FALCONI 1979, n. 109, pagg. 297-298.</ref> 
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Alla fine dell’XI secolo nel territorio di Redondesco – anzi, ''in territorio Curtis et Castris Redolisco'' – avevano dei possedimenti i conti Ugonidi di Sabbioneta-[[Desenzano del Garda|Desenzano]] [[Ugo]] e [[Matilde]], come risulta dal testamento della stessa contessa Matilde del [[1107]], col quale essa lasciava al monastero di [[San Tommaso]] in Acquanegra molti suoi beni, tra cui appunto ''omnes res sibi pertinentes'' nella [[corte]] e nel castello suddetti.  
Redondesco compare di nuovo nel [[patrimonio]] disponibile dei conti di Sabbioneta, stavolta i [[coniuge|coniugi]] [[Umberto]] e Berta, nel [[1119]], quando beni siti, fra gli altri luoghi, in ''Rodendisco'' furono donati ad un Ottone Piscine. <ref>ODORICI 1853-65, vol. V, doc. XXIII, pag. 84; ibidem, doc. XXIX, pag. 88; CONTI in VIGNOLI 2009, pagg. 27, 32; RAGAZZI 1961, pagg. 21-22.</ref> 
I [[Casalodi|conti di Casaloldo]], [[San Martino Gusnago]], [[Montichiari]], [[Asola]], Mosio, [[Marcaria]], ed anche Redondesco, tutte [[famiglia|famiglie]] che si affermano alla metà del [[XII secolo]], e che per distinguersi prendono il nome ciascuna dal [[feudo]] sede della loro residenza o dei loro principali interessi, pur rimanendo in possesso comune e porzionario del comitatus, sono discesi dalle [[stirpe|stirpi]] dei cosiddetti conti di Sabbioneta e dei conti Arduini di [[Parma]]. 
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Dopo questi due conti il predicato “da Redondesco” sembra sparire dalla documentazione: è possibile comunque osservare che esso è adoperato in stretta connessione con l’altro titolo “di Marcaria” – il primo conte detto da Marcaria è Gualfredo, forse cugino di Viscardo ed Oberto -, decisamente più usato; col tempo, quindi, potrebbe essere stato da esso soppiantato. L’ipotesi è che i predicati “di Marcaria” e “di Redondesco” – a cui bisogna aggiungere anche “di Bizzolano”, attestato solo per i discendenti di Vizolo, fratello di Egidio e Pizio -, data anche la reciproca vicinanza di questi luoghi, tutti giacenti sul tratto del fiume Oglio diviso tra i distretti bresciano e mantovano, vadano riferiti ad un unico ramo comitale, che presto assumerà l’unico [[cognome]] “di Marcaria”.  
Così, non molte sono le notizie circa il comportamento dei pochi conti detti di Redondesco, ed il modo in cui amministrarono questo territorio. <ref>MARCHETTI LONGHI 1961, ibidem; FE’ D’OSTIANI 1899; RAGAZZI 1961, pag. 23.</ref> 
==Monumenti e luoghi d'interesse== 
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|partito=[[Lega Nord]] 
}} 
==Personalità legate a Redondesco== 
* Oberto di Redondesco, conte e signore feudale, [[podestà]] di Parma nel [[1225]] e [[1230]], e di [[Ferrara]] nel 1233. 
* Viscardo o Guizzardo di Redondesco, conte e signore feudale, podestà di Cremona nel 1230, di [[Padova]] nel [[1244]]-[[1245]], [[vicario]] imperiale per la [[Marca Trevigiana]], dall’Oglio a Trento, nel 1244. 
== Note == 
<references/> 
==Bibliografia== 
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*AA. VV, I podestà nell’Italia comunale, a cura di J. C. Maire-Vigueur, Roma, Istituto storico italiano per il medioevo, 2 voll.  
*R. Sarzi, Le acque nelle terre del Consorzio di Bonifica Alta e Media Pianura mantovana, Mantova, Editoriale Sometti. 
==Voci correlate== 
*[[Casalodi]] 
==Collegamenti esterni== 
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