Occupazione alberoniana: differenze tra le versioni
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Inizialmente, vi furono delle ritorsioni nei confronti dei cittadini sammarinesi che si recavano nello Stato Pontificio, un tentativo di embargo commerciale e l’arresto di alcuni sammarinesi da scambiare come ostaggi con Lolli. Fallita la possibilità di ricomporre la situazione utilizzando i canali diplomatici, [[papa Clemente XII]] inviò a [[San Marino]] il cardinale [[Giulio Alberoni]]. La strategia pontificia era di presentare l’operazione come un’azione di liberazione della popolazione dal regime oligarchico, temendo le reazioni internazionali di fronte ad un’invasione del piccolo Stato. A questo proposito, lo Stato pontificio poteva contare sull’appoggio di alcune parrocchie che sensibilizzarono i fedeli nei confronti della figura dell’Alberoni.
Infatti, il [[17 ottobre]] [[1739]] il cardinale entrò a [[Serravalle (San Marino)|Serravalle]] con l’appoggio della popolazione festante guidata dal parroco. Proprio per non dare l’impressione di un’invasione, non ci fu il coinvolgimento di forze militari, ma solo di qualche accompagnatore personale. Il cardinale ricevette nello stesso giorno l’atto di sottomissione dei parrocchiani di Serravalle e di [[Fiorentino (San Marino)|Fiorentino]].
Solo nella serata del 17 ottobre il governo comprese la gravità della situazione e fece radunare le milizie; così, il cardinale fece giungere nella notte un centinaio di uomini da [[Verucchio]] e [[Rimini]] che presero facilmente possesso di [[San Marino (città)|città]]. Il governo papalino di Alberoni intendeva ricevere la legittimazione popolare da un’assemblea nella quale i consiglieri e i rappresentanti dei [[Castelli di San Marino|Castelli]] avrebbero dovuto giurare fedeltà allo [[Stato Pontificio]]. Tuttavia, alla riunione convocata il [[25 ottobre]] presso la [[Basilica di San Marino|pieve]], solo una parte della popolazione si dimostrò disponibile a giurare fedeltà al [[papa]], mentre molti rimasero fedeli alle antiche istituzioni repubblicane.
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