Utente:RamblerBiondo/Sandbox: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
|||
Riga 67:
Dal febbraio all'agosto del [[1846]] il Buffa soggiorna a [[Firenze]]. Grazie alle amicizie epistolari già citate frequenta il [[Gabinetto Vieusseux]] e conosce, tra i tanti intellettuali, [[Massimo D'Azeglio]], [[Giovanni Battista Niccolini]] e [[Giacinto Provana di Collegno|Giacinto Collegno]]. L'amicizia con il Vieusseux<ref>Il Vieusseux scriveva il 18 agosto 1846 a Domenico: «Mio caro Buffa. Volete voi farmi il piacere di mangiare la zuppa dimani da me con un distinto romano, il [[Diomede Pantaleoni|D. Pantaleoni]], cultore delle scienze storiche e sociali, alle ore 5 ?», in {{cita|E. Costa, (1968) 2008|p. 206, nota 71.}}</ref> lo porta a collaborare anche all'''Archivio Storico Italiano''.
Tornato nel [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno sabaudo]], a settembre è a [[Genova]] dove partecipa all'VIII Congresso degli scienziati, un'ottima occasione di incontro politico e culturale<ref>{{cita|E. Costa, (1968) 2008|p. 205.}}</ref>. Frequenta soprattutto la casa di [[Giorgio Doria (senatore)|Giorgio Doria]] ed entra a far parte del Comitato dell'Ordine. Il Doria, che nel [[1830]] fu sospettato di essere iscritto alla [[Carboneria]] e nel [[1831]] un rapporto del governatore di Genova lo definiva «persona avversa al governo», pare ora attestato su posizioni liberalmoderate e filomonarchiche ed è in contatto con [[Filiberto Avogadro di Collobiano]] e [[Cesare Trabucco]], segretario privato di [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]], che raccomandano prudenza e moderazione<ref name=Doria>Dalla biografia del Doria in {{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/giorgio-doria_(Dizionario-Biografico)/|titolo=Treccani.it|accesso=2 maggio 2012}}</ref> nell'organizzare iniziative per ottenere le riforme liberali nel Regno di Sardegna. Sotto la presidenza del Doria viene così costituito, nel settembre del [[1847]] quando la tensione patriottica ha raggiunto a Genova punte rilevanti, un comitato dell'ordine che comprende sì liberali, democratici e [[mazziniani]], ma che mira ad assicurare ai primi il controllo dei movimenti popolari<ref name=Doria/>. Del comitato fanno parte anche [[Goffredo Mameli]] e [[Nino Bixio]], «decisi a pungolare da vicino la linea moderata per spingerla verso lo sbocco cui tenevano di più, ossia la guerra all'Austria<ref>Dalla biografia del Mameli in {{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/goffredo-mameli_(Dizionario-Biografico)/|titolo=Treccani.it|accesso=2 maggio 2012}}</ref>».
In quel periodo Buffa abbandonava la letteratura e gli studi storici ed etnografici per dedicarsi al giornalismo politico<ref>{{cita|L. Piccardo|p. 479.}}</ref>.
Riga 74:
{{quote|Domenico Buffa aveva per la schiettezza dei modi e la lealtà dell'animo anche la stima degli avversari<ref>Vincenzo Gioberti, ''Del rinnovamento civile d'Italia'', vol. I, Giuseppe Bocca, Parigi e Torino 1851, p. 375 {{cita web|url=http://books.google.it/books?id=yhE5AAAAcAAJ&pg=PA375&dq=%22Domenico+Buffa+aveva+per+la+schiettezza%22&hl=it&sa=X&ei=iFKUT-2MFonVsga8weCCBA&ved=0CDYQ6AEwAQ#v=onepage&q=%22Domenico%20Buffa%20aveva%20per%20la%20schiettezza%22&f=false|titolo=GoogleLibri|accesso=22 aprile 2012}}</ref>|[[Vincenzo Gioberti]]}}
Nel novembre del [[1847]] il giornale [[Pisa|pisano]] ''L'Italia'' di [[Giuseppe Montanelli]] e [[Silvestro Centofanti]] pubblicava alcune lettere anonime sulle condizioni della vita politica subalpina, che lo stesso Montanelli nel [[1853]] ricorda così:
{{quote|Fra i piemontesi scrittori che misero bocca in consulta di cosa pubblica, fu differenza d'opinione intorno al modo di governarsi rispetto alle magagne domestiche : alcuni occultarle, altri volevano rispettosamente sì, ma francamente farle conoscere. [[Cesare Balbo|Balbo]] e i fratelli [[Massimo d'Azeglio|Massimo]] e [[Roberto d'Azeglio]] , compari dello pseudo-italianismo [[Carlo Alberto di Savoia|albertino]], tiravano giù dell'[[Impero austriaco|Austria]], sdottoravano degli altri governi italiani, non fiatavano del loro, il che avrebbe fatto credere che veramente fosse un governo modello, mentre era peggio assai che lo austriaco. A quattr'occhi costoro convenivano che [[Carlo Alberto di Savoia|Carlo Alberto]] reggeva malissimo, e il Balbo a più di uno disse che tremava a pensare pigliata da costui la impresa della indipendenza italiana, sicuro che l'avrebbe sciupata. E nulladimeno andavano in bestia se alcuno osava dir forte quel che dicevano essi pure sottovoce, e Balbo mi fece gridare perché nell'autunno del '47 prima che Carlo Alberto piegasse a riforma, presi a pubblicare nel giornale ''L'Italia'', alcune lettere d'un anonimo sul [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Piemonte]] le quali alzavano il velo alla Iside misteriosa. Lo anonimo autore di quelle lettere era Domenico Buffa ligure già noto per affettuose liriche, e filosofici scritti. Egli sdegnò la congiura dello ingannatore silenzio, e senza passione spiattellava le cose com'erano , e se avvi ancora chi creda doversi le presenti larghezze piemontesi a spontaneità progressivamente educatrice del monarcato, rilegga quelle lettere del Buffa, le quali gli diranno come si stava in Piemonte alla vigilia dello statuto.|}}
[[Giuseppe Montanelli]], ''Memorie sull' Italia e specialmente sulla Toscana dal 1814 al 1850'', vol. 2°, Società Italiana, Torino 1853}}
Scriveva Cavour : «Ho ricevuto la lettera colla quale mi annunziate la morte del povero Buffa. È una perdita grave che fa il partito liberale o per dir meglio il paese, giacché Buffa era pure un uomo di partito, ma un buon cittadino, un abile oratore, un carattere distinto. Sarebbe stato all'occorrenza un buon ministro. Sono certo che tutti e La Marmora in ispecie lamenteranno quest'immatura perdita<ref>Lettera di Cavour del 22 luglio 1858 da Strasburgo a Teodoro De Rossi di Santa Rosa, in Luigi Chiala (a cura di), ''Lettere edite ed inedite di Camillo Cavour'', vol. 2, La Roux, Torino-Napoli 1884, p. 323.</ref>».
|