Institutio oratoria: differenze tra le versioni

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Pur nella nuova situazione politica, in un impero unitario e pacificato, Quintiliano ripropone così il modello di [[oratore]] di età repubblicana, di stampo catoniano-ciceroniano; è nel recupero dell'oratoria per un nuovo spazio di missione civile il vero scopo di Quintiliano, in cui si risolve la problematica dei rapporti fra oratore e principe tracciata nel XII libro e tacciata, dalla critica, di [[servilismo]] dimenticando, a tal proposito, che egli doveva effettivamente molto alla dinastia Flavia (in particolare a Domiziano, addirittura osannato come sommo poeta) e la sua appartenenza apparteneva a quel mondo di "provinciali" che avevano un vero e proprio culto per l'imperatore, simbolo per loro dell'ordine e del benessere.
 
L'[[oratore]] perfetto deve avere, secondo Quintiliano, una conoscenza a dir poco "enciclopedica" ([[filosofia]], [[scienza]], [[diritto]], [[storia]]), ma dev'essere - oltre che un "tuttologo" - anche un uomo onesto, "''optima sentiens optimeque dicens''",<ref>Quintiliano, ''Institutio oratoria'', [XII, 1, 25],.</ref> o - come disse già Catone - "''vir bonus dicendi peritus''".
 
Tuttavia, nel predicare questo ritorno a Cicerone, Quintiliano non realizzava che ciò esigeva anche il ritorno alle condizioni di libertà politica di quel tempo: in ciò sta il segno più evidente del carattere antistorico (se non "utopistico") del classicismo da lui vagheggiato.