Emilio Franceschini: differenze tra le versioni
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{{quote|Allora fu una voluttà senza tregua, un amore senza sosta, come quello che il profeta prometteva ai suoi eletti. Allora tutte quelle bocche di pietra divennero vive, tutti quei petti cominciarono a palpitare, al punto che per Franz, che per la prima volta subiva il dominio dell'ascisc, quell'amore era quasi un dolore, quella voluttà quasi una tortura, quando sentiva posarsi sulla bocca riarsa le labbra di quelle statue, morbide e fredde come le spire di un serpente; ma quanto più le sue braccia cercavano di respingere quell'amore sconosciuto, tanto più i suoi sensi subivano il fascino di quel sogno misterioso, al punto che, dopo una lotta in cui profuse ogni energia del suo animo, si abbandonò senza più resistere e finì per soccombere, ansimante, estenuato dalla fatica, esausto di voluttà, sotto i baci delle tre amanti di marmo e l'incantesimo di quel sogno inaudito
||Allora per Franz che subiva per la prima volta l'effetto dell'hashish, fu una voluttà, come quello che prometteva il Vecchio della Montagna ai suoi seguaci|lingua=it}}
===Capitolo XXXIV===
{{quote|Darò diecimila piastre ad una mia conoscenza, che otterrà il rinvio dell’esecuzione di Peppino al prossimo anno; poi, nel corso dell’anno, darò altre mille piastre a un'altra mia conoscenza, e lo farò evadere dal carcere.
||Farei in modo di parlare ad uno che conosco pregandolo di ottenere che l'esecuzione si differisca a quest'altro anno: quindi nel corso dell'anno tornerei a parlare con commovente eloquenza ad un altro tale che pure conosco, e lo farei evadere di prigione|lingua=it}}
{{quote|Le incantevoli contesse genovesi, fiorentine e napoletane, si erano conservate, non per i loro mariti ma per i loro amanti, e Albert aveva maturato la crudele convinzione che le italiane avessero sulle francesi almeno il vantaggio di restare fedeli alla propria infedeltà
||Le graziose contesse genovesi, fiorentine e napoletane si erano conservate per i loro mariti, per i loro amanti, ed Alberto aveva acquistata la crudele convinzione che le italiane sanno essere almeno fedeli|lingua=it}}
===Capitolo XXXV===
{{quote|Allungò una mano verso il cordone del campanello, e lo tirò tre volte. «Vi siete mai occupato – disse a Franz, - dell'impiego del tempo e del modo di semplificare gli andirivieni dei domestici? Ho fatto uno studio: suono una volta per chiamare il mio cameriere, due volte per l'albergatore, tre per l'intendente, in questo modo non perdo né un minuto né una parola. Ma ecco il nostro uomo.» Entrò un individuo
||Allungò una mano, e tirò il cordone del campanello. Subito entrò un individuo|lingua=it}}
{{quote|Nella vita esiste una sola grave preoccupazione, ed è la morte. Ebbene! non è curioso studiare in quali diversi modi l’anima può uscire dal corpo, e come, secondo i caratteri, i temperamenti e gli stessi costumi di ogni paese, gli individui sopportino questo supremo passaggio dall'essere al nulla? Quanto a me di una cosa sono sicuro: più si è visto morire, più diventa facile morire: così, a mio avviso, la morte è forse un supplizio, ma non un'espiazione
||Non c'è nulla vita una preoccupazione più grave di quella della morte... Ebbene non è curioso studiare in quanti differenti modi l'anima può uscir dal corpo, e come, secondo i caratteri, i temperamenti, ed anche i costumi dei paesi, gl'individui sopportino questo supremo passaggio?|lingua=it}}
{{quote|Senza contare che spesso è lui a uscire trionfante dal duello, ripulito dalle sue colpe agli occhi del mondo e in qualche modo assolto da Dio
||Senza calcolare che a volte è il reo che riporta il vantaggio nel duello, e viene così scolpato agli occhi del mondo.|lingua=it}}
{{quote|«Dunque disapprovate il duello? non vi battereste in duello?» chiese a sua volta Albert, stupito di sentire una così strana teoria.
«Oh sì! - rispose il conte – ma intendiamoci: mi batterei in duello per una sciocchezza, per un insulto, per una smentita, per uno schiaffo, e con tanta più noncuranza in quanto, grazie all'abilità che ho acquisito in tutti gli esercizi del corpo ed alla lenta abitudine al pericolo, sarei quasi sicuro di uccidere il mio avversario. Oh sì! Mi batterei in duello per queste cose; ma per un dolore lento, profondo, infinito, eterno, restituirei, se fosse possibile, un dolore pari a quello che mi hanno fatto soffrire: occhio per occhio, dente per dente, come dicono gli orientali, nostri maestri in ogni cosa, quegli eletti della creazione che hanno saputo costruirsi una vita di sogni ed un paradiso di realtà »
«Ma – disse Franz al conte, – con questa teoria che vi istituisce giudice e carnefice nella vostra causa, è difficile che vi conteniate nei giusti limiti, in modo da evitare di volta in volta i rigori della legge. L’odio è cieco, la collera stordisce, e colui che si versa la vendetta rischia di bere un’amara pozione». «Sì, se è povero e maldestro, ma non se è abile e milionario» ||«Voi disapprovate dunque il duello? Dunque non vi battereste in duello?» domandò a sua volta Alberto, meravigliato nel sentire una tale teoria.
«No certamente, non mi batterei» disse il conte.
«Ma – disse Franz al conte, – con questa teoria che vi istituisce giudice e esecutore nella vostra causa, sarebbe difficile contenervi nei limiti e fuggire gli estremi, che sono sempre pericolosi; e converrete senza difficoltà, che l'odio è cieco, la collera sorda, e colui che vi mesce la vendetta, corre il pericolo di bere una bevanda amara»
«Anche questo può essere vero, e qualche volta abbiamo visto avverarsi ciò che ora affermate»|lingua=it}}
==Note==
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