Emilio Franceschini: differenze tra le versioni

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{{quote|Sono un po' medico, e più di una volta, come i miei colleghi, ho cercato l’anima nella materia vivente o nella materia morta; come la Provvidenza, è rimasta invisibile ai miei occhi, anche se presente al mio cuore.
||Sono un poco medico, e qui rammenterò che la Provvidenza si palesa nei fatti che ci cadono sotto gli occhi, e non potete negarlo|lingua=it}}
 
===Capitolo LI===
 
{{quote|Gli orientali sono più forti di noi nei casi di coscienza, ed hanno prudentemente eliminato l'inferno, ecco tutto
||Gli orientali sono più coraggiosi di noi, ecco tutto|lingua=it}}
 
{{quote|«Resta la coscienza» disse la signora di Villefort con voce emozionata e soffocando un sospiro.
«Sì – disse Montecristo, – sì, fortunatamente resta la coscienza, senza la quale saremmo terribilmente sventurati. Dopo ogni azione un po’ energica, è la coscienza a salvarci, fornendoci mille buone giustificazioni di cui siamo i soli giudici; e queste ragioni, per quanto eccellenti per conservarci il sonno, sarebbero probabilmente di scarso valore davanti a un tribunale per conservarci la vita. Così, per esempio, Riccardo III dovette sentirsi meravigliosamente servito dalla sua coscienza dopo la soppressione dei due figli di Edoardo IV; in effetti poteva dire a se stesso: “Questi due figli di un re crudele e tirannico, che avevano ereditato i vizi del padre che solo io riconobbi nelle loro inclinazioni giovanili, questi due figli mi erano da ostacolo per assicurare la felicità al popolo inglese, al quale avrebbero inevitabilmente assicurato la rovina”. Nello stesso modo fu servita dalla sua coscienza lady Macbeth che voleva, qualunque cosa ne abbia detto Shakespeare, dare un trono non al marito ma al figlio. Ah, l’amore materno è una così grande virtù, un movente talmente potente, che si fa perdonare molte cose; così, dopo la morte di Duncan, lady Macbeth sarebbe stata molto sventurata senza la sua coscienza».
 
La signora di Villefort assimilava avidamente quelle massime spaventose e quegli orribili paradossi spacciati dal conte con l’ingenua ironia che gli era propria.
 
Poi, dopo un attimo di silenzio:
 
«Sapete, signor conte – disse lei, – che le vostre argomentazioni sono terribili e che vedete il mondo sotto una luce un po’ livida? È forse guardando l’umanità attraverso gli alambicchi e le storte che l’avete giudicata così? Perché avevate ragione: voi siete un grande chimico, e quell’elisir che avete fatto prendere a mio figlio, e che l’ha fatto rinvenire con tanta rapidità…».
||«Resta la coscienza» disse la signora di Villefort con voce commossa e soffocando un sospiro.
Montecristo voleva continuare, ma lei lo interruppe come per cambiare discorso.
«Tutto mi conduce a stimarvi» disse «per un gran chimico, e quell'elisir che avete fatto prendere a mio figlio, che lo ha così rapidamente richiamato alla vita...»|lingua=it}}
 
==Note==