Scauri: differenze tra le versioni
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==Origine del nome==
Secondo la tesi pressoché unanime degli studiosi <ref>J. Johnson, ''Excavations at Minturnae'', vol. II, Iscrizioni, Philadelphia, 1933, Ristampa a cura dell’Archeoclub Minturnae, ed. italiana, Formia, 1995, p. 91, nota 1; A. De Santis, Di alcuni agionimi e gentilizi nella toponomastica minturnese, Roma, Palombi, 1949, pp. 10 ss.; F. Coarelli, Lazio – ''Guide archeologiche'', Roma-Bari, Laterza, 1982, p. 368; G. M. De Rossi, ''Lazio meridionale'', Roma, Newton Compton, 1980, p. 156. Per altri riferimenti bibliografici, v. A. Lepone, Marco Emilio Scauro Princeps Senatus, Caramanica Editore, Scauri, 2005, pp. 105 ss.</ref>, il nome della cittadina trae origine da [[Marco Emilio Scauro (console 115 a.C.)|Marco Emilio Scauro]], ''princeps senatus'', [[console (storia romana)|console romano]] nel [[115 a.C.]], proprietario nell'antico porto di Pirae (questo il nome del luogo in precedenza) di una sontuosa villa marittima.
Di una "possessio scauriana" si parla nel
In assenza di un riscontro diretto, il collegamento con il console [[Marco Emilio Scauro (console 115 a.C.)|M. Emilio Scauro]] è suffragato da diversi indizi, tra cui la corrispondenza tra la cronologia della dimora e l'epoca in cui visse il politico (II-I secolo a.C.), la coincidenza tra il toponimo ed il "cognomen" del console, l'uso immemorabile degli aggettivi "scauriana" e "scauritano". Da segnalare anche il "cippo confinario" ritrovato a [[Castelforte]] (ed ora custodito a Minturnae) che cita un certo [[Metello_(nome)|Metello]]. La famiglia dei [[Cecili_Metelli|Cecili]] è attestata a [[Minturno|Minturnae]] e [[Cecilia Metella Dalmatica|Cecilia Metella]] era la moglie di [[Marco Emilio Scauro (console 115 a.C.)|M. Emilio Scauro]]. A considerare il termine "scaurus", si potrebbe, quindi, supporre anche un legame con gli Umbrici Scauri, ricchissimi produttori del celebre [[garum]] in [[Campania]] (piscine per l'allevamento ittico erano presenti in località Monte d'Oro)<ref>A. Lepone, ''Scauri'', Caramanica, 1993</ref>.
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