Operazione Anello: differenze tra le versioni
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Tra la fanteria tedesca, esausta, quasi priva di cannoni anticarro e quindi impotente contro i carri armati sovietici, si diffusero i primi episodi di "terrore dei carri"<ref>A.Beevor, ''Stalingrado'', pp. 394-395.</ref>. Fenomeni di dissoluzione e di panico iniziarono a manifestarsi tra le truppe tedesche costrette a battere in ritirata in direzione delle rovine di Stalingrado a piedi nella neve con temperature molto rigide; gruppi di sbandati si trascinavano in condizioni penose nella steppa in cerca di cibo e riparo, anche il trasporto dei feriti, sempre più numerosi divenne difficile<ref>A.Beevor, ''Stalingrado'', pp. 396-397.</ref>.
All'aeroporto di Pitomnik si verificarono episodi drammatici di confusione e di riottosità delle migliaia di sbandati, disertori e feriti leggeri che tentavano di salire sugli aerei che decollavano con a bordo feriti gravi, ufficiali e specialisti selezionati secondo una rigida procedura stabilita dal comando d'armata. I soldati della ''Feldgendarmerie'', i temuti "cani alla catena", ebbero grande difficoltà a frenare le masse di sbandati completamente disorganizzati; in alcune occasioni si ricorse al fuoco delle armi<ref>A.Beevor, ''Stalingrado'', pp. 392-393.</ref>. Dopo la caduta dell'aeroporto e dell'ospedale di Pitomnik il 16 gennaio, gli sbandati e i feriti marciarono penosamente a piedi per tredici km fino all'aeroporto di Gumrak dove si verificarono altri episodi di panico e di terrore incontrollato con assalti agli aerei, represse dalla ''Feldgendarmerie''. In questo secondo aereoporto era anche situato un ospedale campale dove le condizioni dei numerosissimi feriti erano tragiche e la mortalità altissima, i cadaveri erano sparsi lungo le strade e molti soldati erano completamente privi di cure. Nelle cosiddette "caverne della morte", i tunnel scavati nei fianchi delle irregolarità del terreno, erano assistiti sommariamente altri feriti<ref>A.Beevor, ''Stalingrado'', pp. 398-400.</ref>.
=== Secondo attacco ===
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