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== Bilancio e conseguenze ==
{{quote|Stalingrado fu una [[battaglia di Jena|seconda Jena]], e, di certo, la più grande disfatta che l'esercito tedesco abbia mai subito<ref>Lo storico tedesco Walter Görlitz citato in: W.Shirer, ''Storia del Terzo Reich'', p. 1421.</ref>}}
{{Vedi anche|Battaglia di Stalingrado|Fronte orientale (seconda guerra mondiale)}}
Il [[3 febbraio]] venne comunicato ufficialmente che la "battaglia di Stalingrado è terminata": la 6ª Armata aveva "ceduto alle forze soverchianti del nemico"; venne inoltre annunciato che ufficiali e soldati si erano battuti fino all'ultimo colpo e che erano morti "perchè la Germania possa vivere"<ref>I.Kershaw, ''Il mito di Hitler'', p. 191.</ref>. Inizialmemte venne mantenuta nascosta la notizia che oltre 90.000 soldati tedeschi, tra cui la maggior parte degli ufficiali superiori, erano sopravvissuti ed erano caduti prigionieri; nella trasfigurazione eroica delle propaganda tutti avrebbero dovuto morire per la Germania nazista<ref name="ReferenceHG">H.Gerlach, ''L'armata tradita'', p. 394.</ref>. Le voci si diffusero più tardi e contribuirono ad incrementare il dolore delle famiglie in patria e la disillusione sul Terzo Reich. Il morale del popolo tedesco toccò il punto più basso durante la guerra subito dopo la catastrofe di Stalingrado e per la prima volta anche il "mito del Fuhrer" venne intaccato. Hitler si trovò esposto a pesanti critiche; avendo proclamato per mesi che la vittoria era sicura e che un cedimento a Stalingrado era impossibile, il Fuhrer venne direttamente coinvolto nella disfatta e ritenuto il principale responsabile politico<ref>I.Kershaw, ''Il mito di Hitler'', pp. 190-193.</ref>.