Angiolo D'Andrea: differenze tra le versioni

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==Il giudizio dei critici==
 
In un articolo pubblicato su Emporium<ref>Cit. in S. Aloisi, ''Angiolo D'andrea. 1880-1942'', Spilimbergo, 2002</ref>, l'architetto Giulio Ulisse Arata definisce D'Andrea "colorista audace" ed esalta la forza espressiva dei suoi dipinti affermando che "qualunque materia, anche la più insignificante, che passi attraverso la retina di questo artista si spiritualizza"<ref>D. G. Polvara, ''Angiolo D'andrea'', in "Arte Cristiana", Milano, Luglio-Agosto 1926</ref>. La spiritualità si accende nelle composizioni a tema sacro, dove il pittore effettua "ricerche di taglio, di tema e di tecnica, da lasciar veramente un'impronta nuova e degna di un artista non comune"<ref>D. G. Polvara, ''Angiolo D'andrea'', in "Arte Cristiana", Milano, Luglio-Agosto 1926</ref>. Lo storico dell'arte Stefano Aloisi osserva che, nonostante l'impostazione "tradizionale nei risvolti iconografici", Angiolo D'Andrea "seppe innervare i paesaggi, i ritratti e le nature morte con una pennellata densa e sapida di umori"<ref>S. Aloisi, op. cit.</ref>. Trasfigurando luoghi, persone e cose, egli metteva nei quadri tutti i colori e le luci che la sua vita sembrava non avere. Giulio Ulisse Arata, che lo conosceva bene, lo descrive così: "Insaziabile nel lavoro, rigoroso con sé stesso e scrupolosamente coerente con la propria individualità, questo nobile artista non cerca mai i vacui fumi degli incensi, non ama essere discusso, né vuole accettare altro giudizio all'infuori di ciò che gli suggerisce la sua particolare e chiaroveggente autocritica"<ref>G. U. Arata, "L'architettura attraverso l'arte dei pittori, Angiolo D'Andrea", articolo riportato nel sito [http://www.sangiorgioinsieme.it/angiolo-da-architettura-pittori-Arata.pdf sangiorgioinsieme.it]</ref>.
 
==Note==