Musica house: differenze tra le versioni

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Altri importanti sottogeneri sono la già citata [[Garage house]], diffusa soprattutto negli USA, su ispirazione di [[Larry Levan]] e del suo locale (che intanto nel 1987 chiuderà i battenti, giusto cinque anni prima della morte del DJ per [[AIDS]]), che dà il nome al genere ed è caratterizzata da un minore uso di suoni elettronici e da una maggiore melodicità, incarnando quindi al meglio la derivazione "disco"; la [[Latin House]] (lanciata da [[Little Louie Vega]] nei primi anni novanta), nata dall'unione tra house music e sonorità latino americane. Particolare menzione merita anche la [[French house]], nata a fine anni novanta, che rivisita la tradizione disco francese e che si pone all'interno di un contesto musicale definito "french touch", una scuola di DJ d'oltralpe che portano al successo oltre alla house, anche [[nu jazz]] e techno con forti contaminazioni funk. Importanti nomi di questa corrente sono i [[Daft Punk]], [[Dimitri from Paris]] o gli [[Africanism]], di cui fa parte [[Bob Sinclar]], che alla fine degli anni 2000 riporterà la musica house nelle classifiche internazionali arricchendola di contaminazioni [[Dancehall]].<br />
 
Dai primi anni 2000 l'house assurge a vera e propria musica da tormentone, prendendo il ruolo avuto fino ad allora dall'eurodance, che iniziava a perdere colpi. Tra i successi più significativi dell'ultimo decennio ricordiamo "''Crying at The discoteque''" degli [[Alcazar (gruppo musicale)|Alcazar]] (2001), "''Another Chance"'' (2001) di [[Roger Sanchez]], "''Flawless''" (2001) dei The Ones, "''In The Music''" (2001) dei [[Deep Swing]], "''The weekend''" di [[Michael Gray]] (2004), "''Hear My Name''" di [[Armand Van Helden]] (2004) fino a "''World hold on''" (2006) e "''Rainbow of Love''" (2010) di [[Bob Sinclar]].
 
== Note ==