Giosuè Carducci: differenze tra le versioni

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=== Roma e la collaborazione con Angelo Sommaruga ===
[[Mario Menghini]] afferma che Carducci andò per la prima volta a Roma nel 1872.<ref>M.Menghini, «Il Carducci a Roma», ''Rivista d'Italia'', maggio 1901, p.126</ref> In realtà Giosuè videgiunse lanella città eterna solo nel [[1874]] e fu davvero una "toccata e fuga". Ebbe modo di vedere solo il [[Colosseo]], le [[Terme di Caracalla]] e poco più. È dal [[1877]] che le visite romane diventarono frequenti e significative. Nel marzo di quell'anno rimase incantato dalla capitale, mentre [[Domenico Gnoli]] gli fece da Ciceronecicerone e lo presentò a [[Giovanni Prati]] al ''Caffè del Parlamento'', dove trovarono casualmente il poeta toscano allontanatosi dal tardo romanticismo, in un incontro pieno di affetto ed ammirazione reciproche. L'impressione suscitata dalla città che con la sua storia aveva impregnato a tal punto l'immaginario giovanile e gli ideali carducciani ispiraronoispirarò le due barbare ''Nell'annuale della fondazione di Roma'' e ''Dinanzi alle Terme di Caracalla'', in aprile, non appena il vate fece ritorno a Bologna.<ref>G.Chiarini, pp.221-224</ref>
 
Mario Menghini afferma che Carducci andò per la prima volta a Roma nel 1872. In realtà Giosuè vide la città eterna solo nel 1874 e fu davvero una "toccata e fuga". Ebbe modo di vedere solo il Colosseo, le Terme di Caracalla e poco più. È dal 1877 che le visite romane diventarono frequenti e significative. Nel marzo di quell'anno rimase incantato dalla capitale, mentre Domenico Gnoli gli fece da Cicerone e lo presentò a Giovanni Prati al Caffè del Parlamento, dove trovarono casualmente il poeta toscano allontanatosi dal tardo romanticismo, in un incontro pieno di affetto ed ammirazione reciproche. L'impressione suscitata dalla città che con la sua storia aveva impregnato a tal punto l'immaginario giovanile e gli ideali carducciani ispirarono le due barbare Nell'annuale della fondazione di Roma e Dinanzi alle Terme di Caracalla, in aprile, non appena il vate fece ritorno a Bologna.
 
Negli anni successivi pubblicò le ''Nuove Odi Barbare'' e i ''Giambi ed epodi'', collaborò alla Cronaca bizantina fondata da [[Angelo Sommaruga]] e lesse il famoso discorso ''Per la morte di Garibaldi'' (1882). Sulla Cronaca bizantina uscirono nel [[1883]] i [[Sonetto|sonetti]] del ''Ça ira'' e nel [[1887]] pubblicò ''Rime nuove''. Il corso che tenne all'Università nel [[1888]] sul [[poema]] ''[[Il giorno (Parini)|Il giorno]]'' di [[Giuseppe Parini|Parini]] produsse l'importante saggio ''Storia del "Giorno" di G. Parini''. Nel [[1889]], dopo la pubblicazione della terza edizione delle ''Odi Barbare'', il poeta iniziò ad assemblare l'edizione delle sue ''Opere'' in venti volumi, lavoro che si concluse nel [[1899]].