Utente:Olonia/Sandbox: differenze tra le versioni

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Nella mattinata del 27 giugno 1940 salpò da Massaua insieme ai cacciatorpediniere [[Leone (esploratore)|''Leone'']] e [[Pantera (esploratore)|''Pantera'']] per soccorrere il [[sommergibile]] [[Perla (sommergibile)|''Perla'']], che si era incagliato in seguito ad esalazioni di [[cloruro di metile]] che avevano intossicato gran parte dell’[[equipaggio]]; tuttavia la formazione (privata del ''Leone'', rientrato per [[avaria|avarie]]) dovette invertire la rotta quando fu avvisata che una forza navale nemica di maggiori dimensioni – [[incrociatore leggero]] [[HMNZS Leander|''Leander'']] e cacciatorpediniere ''Kandahar'' e ''Kingston'' – era uscita in [[mare]] per attaccare il ''Perla''<ref>[http://www.xmasgrupsom.com/sommergibili/perla.html Xmasgrupsom]</ref><ref>Giorgio Giorgerini, ''Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini ad oggi'', p. 411</ref>.
 
Il 6 (per altre fonti l'8<ref name="scpl">[http://www.ilcornodafrica.it/st-melecascapaflow.pdf La Scapa Flow del Mar Rosso.]</ref>) agosto dello stesso anno, intorno alle sei di sera, l<nowiki>'</nowiki>''Acerbi'', mentre era ormeggiata a Massaua, fu colpita da una [[bomba (ordigno)|bomba]] durante un'[[bombardamento aereo|incursione aerea]] da parte di tre velivoli inglesi<ref name="ilcornodafrica"/>. L'ordigno colpì la nave all'altezza del terzo fumaiolo, esplodendo nella sala macchine e danneggiando gravemente anche la coperta ed il fumaiolo soprastanti, oltre a causare numerose vittime. Rimasero uccisi 15 uomini, mentre i feriti furono circa il doppio<ref name="ilcornodafrica">http://www.ilcornodafrica.it/st-relitti.pdf</ref>. I [[danno|danni]] furono tanto gravi da risultare pressoché irreparabili: la nave, non più in grado di prendere il mare<ref>[http://www.ilcornodafrica.it/st-melecatragedia.pdf L'affondamento del cacciatorpediniere Francesco Nullo]</ref>, fu dapprima rimorchiata in bacino e quindi posta in disarmo ormeggiata ad una banchina, venendo privata di quattro (o cinque) dei pezzi da 102&nbsp;mm e di parte delle [[mitragliera|mitragliere]], che furono impiegate per rafforzare le difese contraeree di Massaua<ref name="ilcornodafrica"/>. Quattro cannoni da 102/45, in particolare, vennero postati sull'isola di Dahlak Kebir, vicino a Ras Cambit, per armare la batteria antinave "Acerbi-Ma 314", mentre un altro andò, con altri due da 102/35 prelevati dal posamine Ostia, ad armare la batteria antinave Ma 370 posta vicino al porto di Massaua<ref>[http://www.marina.difesa.it/documentazione/editoria/bollettino/Documents/2011/giugno/Meleca_giu_2011.pdf Le batterie costiere della Regia Marina in Eritrea]</ref><ref name="scpl"/> ed alcune mitragliere da 40/39 andarono ad integrare le difese di Massaua<ref>[http://www.regiamarina.net/detail_text.asp?nid=44&lid=2 Difese in Africa Orientale Italiana - I porti e le difese costiere anti nave ed anti aeree]</ref>.
 
Le fonti divergono circa la sorte finale toccata all'Acerbi, ormai ridotta ad un relitto galleggiante. Secondo una versione il 4 aprile 1941, pochi giorni prima dell'[[occupazione]] inglese di Massaua, la torpediniera fu nuovamente colpita dai [[bombardiere|bombardieri]] britannici ed affondò nel [[porto]] della [[città]]<ref name="ilcornodafrica"/><ref name="scpl"/>. Secondo altre fonti, invece, l'Acerbi, ancora galleggiante, prima della caduta della piazzaforte venne rimorchiata sino all'imboccatura del porto militare e qui autoaffondata (secondo le carte redatte dalle autorità inglesi, il relitto dell'Acerbi fu infatti trovato in quella posizione), insieme ai piroscafi Moncalieri, XXIII Marzo, Oliva ed Impero, in modo da bloccarne l'accesso, nell'ambito del piano predisposto per bloccare e rendere inutilizzabile il porto di Massaua prima che questo venisse conquistato dalle forze britanniche<ref name="scpl"/>.