Carmine Crocco: differenze tra le versioni
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| Riga 107: ===Arresto=== Con il rinnegamento di Caruso, Crocco fu costretto a nascondersi nei boschi a causa dei massicci rinforzi alla Guardia Nazionale inviati dal governo regio e del forte controllo di polizia a cui erano sottoposti i "manutengoli". Crocco, ormai rimasto solo con pochi seguaci e accerchiato dai [[Cavalleggeri#Reggimento_Cavalleggeri_di_Monferrato|cavalleggeri di Monferrato]] e di Lucca, fu costretto a dividere la sua banda in piccoli gruppi posti in luoghi strategici, come i boschi di [[Venosa]] e [[Ripacandida]];  trascorse i quattro mesi invernali senza dare notizie di sé, ritornando alla ribalta in aprile, alla guida di un piccolo gruppo di 15 uomini<ref name ="cita|Hilton|p. 260">{{cita|Hilton|p. 260}}.</ref>. Le truppe di Pallavicini lo sorpresero sull'Ofanto e decimarono  In realtà, il brigante fu catturato dai soldati del papa a [[Veroli]], per poi essere incarcerato a [[Roma]]. Tutto questo suscitò in lui un'amara delusione nei confronti del pontefice anche perché, oltre all'arresto, gli venne confiscata, a sua detta, una cospicua somma di denaro che aveva portato con sé nello stato Papale.<ref>{{cita|Come divenni brigante|p. 100}}.</ref> Nel frattempo, i suoi uomini furono giustiziati o costretti ad arrendersi; fu un duro colpo per il brigantaggio nel [[Melfese]]. Il [[25 aprile]] [[1867]], Crocco fu tradotto a [[Civitavecchia]] e, imbarcato su un vapore delle Messaggerie Imperiali francesi, venne destinato a [[Marsiglia]] per poi essere esiliato ad [[Algeri]]. Giunto nei pressi di [[Genova]], il governo italiano intercettò l'imbarcazione e si ritenne autorizzato a farlo arrestare ma [[Napoleone III]] ne reclamò il rilascio, sostenendo che il regno italiano non aveva alcun diritto d'arresto su una nave di un altro Stato.<ref name="cita|Del Zio|p. 201">{{cita|Del Zio|p. 201}}.</ref>  | |||