Fra Mauro: differenze tra le versioni

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La prima osservazione è che il documento, pur datato 1462, si riferisce a spese effettuate dal Silveira nel periodo 1456-60, la qual cosa esclude già, di per sé, che l'anno 1462 possa essere inteso tout court quale riferimento per la datazione della presenza dell'opera in Portogallo. Si tratta perciò di un documento retroattivo, per così dire, redatto con lo scopo esplicito di evitare ogni qualsiasi rivendicazione di credito da parte di famigliari ed eredi del Silveira: “E, porquanto nos deu de todos os dictos djnheiros e coussas que asi conprou bõoa conta com entrega, que em nehuma coussa nos nom ficou devedor, ho damos de todo por quite e liure, deste dia pera todo ssenpre, elle e sseus beens e herdeiros, que nunca jamais em alguum tempo por as dictas coussas nem pora cada huma dellas possam mais ser demandados nem chamados a comtos nem fora delles, pera mais averem de dar comta nem rrecado, porquanto ja deu, como dicto he”.
 
La carta è strutturata nel modo seguente: sono dapprima elencate, tutte insieme, le somme messe a disposizione del diplomatico con diverse lettere di cambio; sono quindi descritte tutte le spese sostenute dallo stesso, per un ammontare complessivo di 13.494 ducati, senza indicazione alcuna della data nella quale ciascuna spesa fu effettuata. Fra tali spese figurano pagamenti per il mantenimento di alcuni cavalieri ed altri fiduciari della corte, per la sartoria (2.450 ducati), per la stesura e la spedizione di lettere destinate al vescovo di Guarda (582 ducati), al monastero di Batalha (86 ducati) e a quello di Alcobaça (400 ducati), per l'accensione di una lampada votiva in GerusalmmeGerusalemme (15 ducati), per alcuni corrieri postali (193 ducati), per un carico di polvere da sparo (493 ducati) e, finalmente, per il mappamondo di Mauro (30 ducati e ¾): “E deu e despemdeo trimta ducados tres quartos aos pyntores que pyntarom o papa (sic) mundo em Veneza; e esto por sse nom perder o que ja em elle era fecto”.
 
Considerata l'importanza di questa breve nota al fine di delineare meglio i contorni dell'intera vicenda, è più che mai necessario esaminarne il testo con attenzione. La frase può tradursi alla lettera nel modo seguente: “diede e spese trenta ducati e tre quarti per i pittori che dipinsero il mappamondo a Venezia; e ciò per non perdere quanto in esso era già fatto”. Innanzitutto, va osservato che il nome di Mauro non vi compare; il riferimento è piuttosto a certi “pintores”, ed è noto come l'esecuzione dell'opera avesse coinvolto già negli anni 1457-59 diversi pentori, oltre a uno scriptor e un maistro. In secondo luogo, quando vi si dice che il rischio era di perdere ciò che nel mappamondo (“em elle”) era già stato fatto (“ja era fecto”), pare evidente che si stia parlando di un lavoro che attende di essere portato a compimento: la somma versata doveva perciò garantire il proseguimento e magari il completamento dell'opera da parte dei pentori veneziani.