Questione meridionale: differenze tra le versioni
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Dopo la guerra la mafia acquistò un enorme potere nel sud Italia, particolarmente in Sicilia. Fondamentale nella sua strategia era l’alleanza conclusa con le forze cattoliche, monarchiche e borghesi, in vista di vincere le elezioni nazionali del 1948. Con l'aiuto dei servizi segreti americani questa coordinazione di forze anticomuniste vinse lo scrutino, inaugurato mezzo secolo di governo democristiano. Il [[partito politico]] della [[Democrazia Cristiana]], al quale si aggiunsero negli anni settanta il [[Partito Socialista Italiano]] ed altri partiti minori, aveva il compito di fornire protezione giudiziaria, leggi su misura ed appalti pubblici; la mafia apportava la massa di voti che controllava, finanziamenti per le campagne elettorali, ed eseguiva i lavori sporchi; la [[Chiesa Cattolica]] provvedeva alla legittimazione morale e all’inquadramento della popolazione. Questo sistema era così efficace che finì per istituzionalizzarsi, e con gli anni penetrò anche al nord Italia. Col tempo [[Mediaset|il controllo dei mass media]] si inserì naturalmente nella logica, e relazioni ambigue vennero stabilite con centri di potere occulto come certi settori della [[Massoneria]].
A varie riprese il governo destinò fondi allo sviluppo del meridione, e creò pure un istituto finanziario chiamato [[Cassa del Mezzogiorno]] per gestirne i flussi. La mafia dal canto suo investì i propri proventi in attività legali. Ma tali movimenti
Queste [[Corporativismo|pratiche corporative]] ebbero come conseguenza la profonda alterazione delle [[leggi di mercato]] e l’aborto di ogni possibile sviluppo economico delle aree depresse del paese. I capitali privati, italiani come stranieri, evitavano di impiantarsi nel Mezzogiorno, considerando che ogni [[Investimento|investimento]] effettuato in chiave produttiva era destinato a fallire a causa di tali prassi. Benché oggigiorno la situazione sia sensibilmente diversa, atteggiamenti [[Clientelismo|clientelisti]] e [[Nepotismo|nepotisti]] perdurano ancora.
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