Secondo triumvirato: differenze tra le versioni

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==Lo scontro tra i triumviri==
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[[File:Castro Battle of Actium.jpg|thumb|400px|left|Mappa della battaglia di Azio.]]
L'eliminazione degli ultimi pompeiani riunitisi attorno alla figura di Sesto Pompeo e la marginalizzazione di Lepido furono gli ultimi episodi della lunga contesa politica che precedette lo scontro tra Antonio e Ottaviano. Come si è visto i due rivaleggiarono ben presto nel contendersi l'eredità politica di Cesare. Solo i buoni uffici di Lepido e le circostanze spinsero i due a tralasciare gli odi reciproci e di giungere ad un'alleanza politica vantaggiosa per entrambi.
<br /> Dopo l'incontro di Taranto del 37 l'impero fu diviso tra i due triumviri: ad Ottaviano toccò la soprintendenza sull'Occidente, mentre ad Antonio il ricco e appetito Oriente. Sempre nella città pugliese i due futuri rivali decisero che gli eccezionali poteri triumvirali riconosciuti con la ''lex Titia'' avrebbero dovuto cessare nel 32 e l'anno dopo avrebbero ricoperto il consolato come colleghi, ma tale patto non fu rispettato poiché si consumò la definitiva rottura fra di loro. Infatti, ben presto, tra di loro cominciò ad esserci una lotta per conquistare l'egemonia del potere usando ogni mezzo, compresa la diffamazione dell'avversario. Un esempio è la tentata incriminazione d'Ottaviano nel 32 da parte del console Sosio, partigiano di Antonio. Il futuro imperatore, però, prontamente reagì alle accuse e fece circondare la ''[[senato romano|curia]]'' dai suoi legionari; trovatosi in difficoltà il console con il collega Gneo Domizio (anch'egli del partito d'Antonio) fuggì in Oriente.
<br /> Contemporaneamente anche Ottaviano usò ogni mezzo per mettere in cattiva luce l'avversario: rese pubblico il suo testamento dove questi chiedeva d'esser seppellito in Egitto, cosa inaccettabile per l'aristocrazia senatoria tradizionalista; la quale infatti- in una seduta del senato- lo dichiarò decaduto da ogni potere. In questo caso il figlio di Cesare sfruttò contro l'ex alleato il suo l'abbandono dei costumi tradizionali, la "vita inimitabile" da sovrano tolemaico che questi conduceva in Egitto e la sua presunta intenzione di voler fare d'Alessandria la nuova capitale dell'impero. Nel testamento vi era però anche una verità per lui scomoda: dall'unione tra Cesare e Cleopatra era nato un figlio, '''[[Cesarione]]''', il quale avrebbe avuto tutti i diritti per esigere l'eredità del padre e frustrare la propaganda d'Ottaviano, presentatosi come vero e unico successore del grande condottiero.
<br>Si venne così a creare una contrapposizione [[dicotomia|dicotomica]] tra i due ex triumviri, i quali impersonavano due ''topoi'' diffusi ad arte dalla propaganda di Ottaviano: l'Occidente austero e tradizionalista contrapposto all'Oriente molle e corrotto. A dire il vero, se Ottaviano fosse stato un vero seguace del pensiero di Cesare avrebbe fatto come Antonio, poiché il grande condottiero voleva che la civiltà romano-italica si inquadrasse all'interno di quella -sicuramente superiore- orientale-ellenistica <ref> ibidem, p. 411</ref>. Ma come si è potuto notare, il futuro imperatore fu un uomo politico acuto e bravo nel capire e assecondare gli umori della popolazione romana; la quale era attaccata ai valori del ''[[mos maiorum]]'' e tale discorso è valido non solo per l'aristocrazia senatoria ma anche per i ceti popolari.
<br>Ormai prossimi allo scontro i due, pur non esercitando più i poteri triumvirali, si fecero giurare fedeltà dagli alleati della ''res publica'': l'uno da quelli occidentali, l'altro da quelli orientali. Ottaviano, tra l'altro, ricevette il consenso quasi unanime del Senato (la minoranza che non glielo diede si rifugiò ad Alessandria). Inoltre a questi erano rivolte le speranze per un definitiva pacificazione dello stato dopo anni di turbolenze e guerre civili fratricide.
[[File:Battle_of_Actium-it.svg|thumb|400px|Mappa della battaglia di Azio.]]
<br> Non facile fu per Ottaviano il reperimento delle risorse per gli arruolamenti, ma alla fine riuscì a schierare ca. 80.000 uomini e ca. 400 navi di non grandi dimensioni; Antonio, invece, poté contare su 120.000 fanti e ca. 500 unità di grande stazza. I due schieramenti si trovarono l'uno di fronte all'altro il 2 settembre del 31 a.C. ad [[battaglia di Azio|Azio]], un promontorio all'ingresso del golfo di Ambracia (odierna [[Arta]]) in [[Epiro]]. Non si sa per quale motivo Antonio abbia preferito lo scontro sul mare piuttosto che attaccar battaglia con le sue forze terrestri; forse egli non aveva molta fiducia nella sua eterogenea fanteria (dubbio che è forse da attribuire anche a [[Pompeo]] quando si scontrò con Cesare a [[battaglia di Farsalo|Farsalo]]).
<br> Il successo arrise alle forze di Ottaviano ben guidate dal suo fedele generale [[Agrippa]]; la fuga precipitosa e forse troppo prematura di Antonio e di Cleopatra, che lo seguì in battaglia, accellerò la vittoria del suo nemico. Alla vittoria navale fece seguito quella di terra, quando l'esercito si arrese al figlio di Cesare dopo aver atteso invano il proprio comandate. In questo caso ci fu un gigantesco passaggio di forze dall'uno all'altro campo, fatto consueto dopo gli scontri d'annientamento dell'avversario che avvenivano un tempo. Ciò è da ascrivere anche alla capacità dei singoli condottieri di lusingare e convincere (anche con promesse di maggiori benefici) i soldati dell'avversario: così fece a suo tempo Cesare con i pompeiani arresigli, così fece anche Ottaviano.
<br> Dopo Azio il futuro ''princeps'' attraversò la Grecia sostando nelle più importanti città; quando giunse ad Alessandria Antonio si era già tolto la vita assieme all'amata Cleopatra. L'Egitto divenne una proprietà personale del vincitore e tale rimase anche in epoca imperiale, mentre il suo governo fu affidato ad un procuratore di rango equestre.
<br> Dopo essersi trattenuto in Oriente ed aver risistemato la sua organizzazione interna, ormai unico padrone di Roma, Ottaviano rientrò nella capitale e vi celebrò ben tre trionfi: uno sui Pannoni, uno sui Dalmati e l'altro per le vittorie in mare e la conquista dell'Egitto. Ovviamente non celebrò il successo su Antonio e gli altri suoi avversari, poiché questi erano comunque cittadini romani e il trionfo era riservato solo per la vittoria sugli altri popoli.<ref> ibidem, pp. 411-413</ref>
 
==Le conseguenze della vittoria di Ottaviano: la nascita del principato==
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[[File:Statue-Augustus.jpg|thumb|200px|Statua di Ottaviano con indosso la lorica, la tipica corazza dei comandanti romani, rinvenuta nella villa della moglie Livia a [[Prima Porta]], vicino a Roma e ora custodita ai [[Musei Vaticani]].]]
 
==Note==