Depressione post-partum: differenze tra le versioni

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Nei casi in cui sia stata diagnosticata una vera e propria depressione post-partum si può intervienire con somministrazione di [[farmaci]] [[antidepressivi]], tenendo conto tuttavia dei possibili effetti collaterali sulla madre e sul neonato, soprattutto in caso di allattamento (la maggior parte dei farmaci è controindicato per l'allattamento e in ogni caso tutte le molecole assunte dalla madre passano, attraverso il sangue, nel latte prodotto dalle mammelle). Alla terapia medica va comunque abbinato un supporto psicologico o una vera e propria [[psicoterapia]], spesso offerta direttamente dal [[servizio sanitario]]. Anche piccoli gesti di affetto o piccoli gesti materiali come l'affiancamento e il supporto nelle cure al neonato sono determinanti per il superamento della depressione post-partum.
 
== L'argomento nel cinema e nella narrativa==
 
Il tema dell’ambivalenza materna è stato raccontato da [[“Maternity blues”]] di Fabrizio Cattani e da “Tutto parla di te” di [[Alina Marazzi]] che ha scelto come protagonista del suo film [[Charlotte Rampling]], un’attrice con un vissuto personale tra l’altro vicino al tema, un altro film è "[[Vacuum (film 2012)|Vacuum]]" di Giorgio Cugno dove il regista ha scelto di guardare il mondo attraverso gli occhi di una giovane madre alle prese con la perdita della sua identità. Quanto alla narrativa un romanzo ormai diventato massimo punto di riferimento sul tema è "Di materno avevo solo il latte" di Deborah Papisca - Dalai Editore- in cui l'autrice narra con ironia e trasporto la sua personale storia di mamma colpita dalla depressione post parto.
 
== Voci correlate ==