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|immagine=Saint Robert Bellarmine.png
|didascalia=
|note= Vescovo e Dottoredottore della Chiesa
|nato= [[4 ottobre]] [[1542]]
|morto= [[17 settembre]] [[1621]]
|ricorrenza= [[17 settembre]]
|attributi=
|patrono di= [[Pontificia Università Gregoriana|Pontificia università gregoriana]], catechisti, avvocati canonisti, arcidiocesi di [[Cincinnati]] negli [[USA]]
}}
{{Cardinale
|Attività3 = cardinale
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , venerato come [[santo]] dalla [[Chiesa cattolica]] e proclamato [[Dottoredottore della Chiesa]]
|Immagine =
}}
== Biografia ==
=== L'infanzia e la giovinezza ===
Terzogenito di cinque figli, nacque in una famiglia di Montepulciano di nobili origini poliziane, sia per parte paterna che materna, ma in via di declino economico. Suo padre, Vincenzo Bellarmino, erafu [[gonfaloniere]] di Montepulciano, e sua madre, Cinzia Cervini, molto pia e religiosa, era sorella di [[papa Marcello II]]. Fu battezzato dal cardinale fiorentino [[Roberto Pucci]] al quale probabilmente deve l'onore del suo primo nome, mentre il secondo è in riferimento a [[San Francesco d'Assisi]], il santo onorato il [[4 ottobre]] giorno della sua nascita; Romolo fu dato in onore di un antenato della famiglia.
Fin da piccolo ebbe una salute precaria e una forte inclinazione per la Chiesa. Dopo una iniziale educazione in famiglia, vista l'inclinazione religiosa, fu inviato per gli studi presso i [[Compagnia di Gesù|Padripadri gesuiti]] da poco arrivati anche a Montepulciano, dei quali sua madre aveva grande stima. All'età di sedici anni espresse l'intenzione di entrare nell'Ordineordine ignazianogesuita, ma suo padre preferiva inviarlo a [[Padova]] per indirizzarlo al clero secolare convinto che le ottime doti del figlio, gli avrebbero permesso di fare una buona carriera ecclesiastica con miglioramento economico della intera famiglia Bellarmino. Roberto perdurò nel suo intento di farsi gesuita e si consolò sapendo che anche un suo cugino di [[Padova]] Ricciardo Cervini era desideroso di entrare nel nuovo ordine religioso. Suo padre alla fine concesse il permesso. A diciotto anni '''Roberto Bellarmino'''entrò econ Ricciardoil Cervini,cugino entraronopresso nelil [[Collegio Romano|Collegio romano]] il [[20 settembre]] [[1560]] e il giorno dopo fecero la loro prima professione religiosa. Suo cugino Ricciardo Cervini morì solo quattro anni dopo il loro ingresso in noviziato.
Nonostante la sua parentela con un pontefice, sifu dimostròriconosciuta semprela umilesua umiltà e studioso,il tantosuo daimpegno esserenegli instudi breve tempo elogiato da tutti coloro che lo conoscevano, e sempresi affermandoaffermò che la sua vita si confaceva ad uno dei suoi libri spirituali più seguiti, l'''[[Imitazione di Cristo]]''.
Fin da giovanissimo mostrò le sue ottime doti letterarie ed ispirandosi agli autori latini come [[Virgilio]], compose diversi piccoli poemi sia in lingua volgare che in lingua latina. Uno dei suoi inni, dedicato alla figura di [[Maria Maddalena]], fu inserito poi per l'uso nel [[breviario]].
Studiò nel Collegio Romanoromano dal [[1560]] al [[1563]], e fu condiscepolo di [[Cristoforo Clavio]]. Iniziò successivamente ad insegnare materie umanistiche sempre in scuole del suo ordine religioso, prima a [[Firenze]] e poi a [[Mondovì]]; in questa cittadina piemontese, si distinse come predicatore, nonostante non fosse ancora ordinato sacerdote, e si applicò allo studio del greco.
Nel [[1567]] iniziò a studiare in modo sistematico [[teologia]] a [[Padova]], dove approfondì in particolare l'opera di san [[San Tommaso d'Aquino]]. Dopo aver visitato [[Genova]] per un incontro di gesuiti, avendo dimostrato ottime qualità di predicatore, fu inviato nel [[1569]] da [[Francesco Borgia]], Prepositopreposito Generalegenerale dell'Ordineordine dei Gesuitigesuiti, a [[Lovanio]] nelle [[Fiandre]], allora facente parte dei [[Paesi Bassi spagnoli]]; qui aveva sede una delle migliori università cattoliche e il giovane Bellarmino vi completò gli studi teologici, trovando inoltre l'ambiente adatto per acquisire una notevole conoscenza sulle [[eresia|eresie]] più importanti del suo tempo.
=== L'opera come professore ===
Dopo l’[[ordinazione sacerdotale]] avvenuta a [[Gand]] il [[25 marzo]] del [[1570]], [[Domenicadomenica delle palme]], guadagnò rapidamente notorietà sia come insegnante sia come predicatore; in quest’ultima veste era capace di attirare al suo pulpito sia cattolici che [[protestantesimo|protestanti]]<ref name="CE">[[Catholic Encyclopedia]], voce ''Bellarmine, St. Robert''; alcune informazioni potrebbero essere obsolete</ref>, persino da altre aree geografiche.
Gli fu conferito l'insegnamento della teologia a Lovanio nel [[1570]], e qui rimase per sei anni, fino al [[1576]]., Distintosidistinguendosi inper questil'eloquenza annie per la sua dotta eloquenza e sorprendente capacità di controbattere efficacemente le tesi [[calvinismo|calviniste]], che si diffondevano ampiamente nei [[Paesi Bassi spagnoli]], fuVenne quindi richiamato a Roma da Papapapa [[Gregorio XIII]] che gli affidò la cattedra di “Controversie”, cioè di"controversie" ([[Apologeticaapologetica]]), da poco istituita nel Collegio Romanoromano, attività che svolse fino al [[1587]]. Da poco tempo si era concluso il [[Concilioconcilio di Trento]] e la Chiesa Cattolicacattolica, attaccata dalla [[Riforma protestante]] aveva necessità di rinsaldare e confermare la propria identità culturale e spirituale. L'attività e le opere di Roberto Bellarmino si inserirono proprio in questo contesto storico della [[Controriforma]]. Egli si dimostrò adeguato alle difficoltà del compito. Gli studi che intraprese per applicarsi nell'insegnamento e nelle lezioni, confluirono successivamente nella sua grande e più famosa opera di più volumi: ''Le controversie'', cioè "''Disputationes de controversiis christianae fidei adversus hujus temporis haereticos''".
Questa monumentale opera teologica rappresenta il primo tentativo di sistematizzare le varie controversie teologiche dell’epoca, ed ebbe un’enorme risonanza in tutta [[Europa]]; senza sviluppare nessuna aggressione polemica nei confronti della Riforma ma solo usando gli argomenti della ragione e della tradizione, Bellarmino espose in modo chiaro ed efficace le posizioni della Chiesa Cattolica.
Gli studi che intraprese per applicarsi nell'insegnamento e nelle lezioni, confluirono successivamente nell'opera di più volumi ''Le controversie''(''Disputationes de controversiis christianae fidei adversus hujus temporis haereticos''), che rappresenta il primo tentativo di sistematizzare le varie controversie teologiche dell'epoca, ed ebbe risonanza in tutta [[Europa]]. Nello scritto Bellarmino esponeva in modo chiaro le posizioni della Chiesa cattolica senza polemica nei confronti della Riforma, ma solo usando gli argomenti della ragione e della tradizione.
Presso le chiese protestanti in [[Germania]] ed in [[Inghilterra]] furono istituite specifiche cattedre d'insegnamento per tentare di fornire una replica razionale agli argomenti dell'ortodossia cattolica difesi da Bellarmino.
A tuttL'oggiopera nonè esisteritenuta un’operala dipiù tale completezza, come questacompleta nel campo apologetico,<ref name="CE"/>, anche se, come si può facilmente intuire, l’avanzamento degli studi critici ha diminuito il valore di alcuni degli argomenti storici.
L'instancabileLa sua azione di Bellarmino a difesa della fede cattolica, gli valse l'appellativo di "martello degli eretici".
=== La missione in Francia e il malinteso con Sisto V ===
Nel [[1588]] Roberto Bellarmino fu nominato direttore spirituale del Collegio Romanoromano. In questo periodo collaborò intensamente con l'autorevole papa [[Sisto V]] nella riedizione di tutte le opere di [[Santsant'Ambrogio]], anche se non sempre ben compreso dal pontefice. Sembra che Sisto V non avesse simpatie per l'Ordine dei Gesuiti e per lo stesso Bellarmino. Nel [[1590]] fufece parte<!-- inviato, e qualcuno suppone per essere allontanato da Roma, con--> ladella legazione, guidata dal cardinal legato [[Enrico Caetani]], che papa Sisto V aveva inviato in [[Francia]] per difendere la Chiesa Cattolicacattolica nelle difficoltà scaturite dalla [[guerra civile]] tra cattolici ed [[ugonotti]], subito dopo l'assassinio del re [[Enrico III di Francia]].
Mentre si trovava in Francia fu raggiunto dalla notizia che Sisto V, che aveva in precedenza calorosamente accettato la dedica della sua opera ''“LeLe controversie”,controversie'', stava ora per proporre di metterneinserirne il primo volume all’nell'[[Indice dei libri proibiti|Indice]], in quanto vi si riconosceva alla [[Santa Sede]] un potere indiretto e non diretto sulle realtà temporali: la condanna dell'opera fu evitata in seguito all'improvvisa morte del papa a causa di un'epidemia che dopo pochi giorni di pontificato colpì anche il suo successore, papa[[Urbano VII]]. Il nuovo papa, [[papa Gregorio XIV|Gregorio XIV]], concesse invece all'opera una speciale approvazione pontificia.
Il motivo era che nell'opera si riconosceva alla [[Santa Sede]] un potere indiretto e non diretto sulle realtà temporali.
Bellarmino, la cui fedeltà alla Santa Sede era intensa e autentica, ne fu profondamente amareggiato.
Tale imminente condanna fu evitata solo per l'improvvisa morte di Sisto V il [[27 agosto]] [[1590]], a seguito di complicanze di una malattia infettiva, forse [[malaria]]. Tale malattia infettiva colpì Roma in quel periodo molto pesantemente causando molti decessi. Anche il pontefice successivo, [[Urbano VII]], morì per la stessa malattia dopo pochi giorni dall'elezione pontificia. Circa "Le controversie" invece il nuovo papa [[papa Gregorio XIV|Gregorio XIV]] fu francamente entusiasta di quest'opera, tanto che concesse ad essa persino l’onore di una speciale approvazione pontificia.
=== Il ritorno alla cattedra e la revisione della Vulgata ===
Quando la missione del cardinale Enrico Caetani era oramai al termine, Bellarmino riprese nuovamente il suo lavoro come insegnante e [[direttore spirituale|padre spirituale]]. Ebbe la consolazione di guidareGuidò negli ultimi anni della sua vita san [[Luigi Gonzaga]], che morì appena ventitreenne al Collegio Romanoromano nel [[1591]] dopo aver contratto un male per salvare un uomo affetto da peste ed abbandonato per strada. Bellarmino assistette Luigiil Gonzagagiovane fino al trapasso; e di lui negli anni successivi egli stesso ne promosse il processo di [[beatificazione]] presso la Santa Sede. Sie augurò inoltre di poter averevolle la propriasua tomba vicinovicina a quella del giovane e grande gesuita; cosa che effettivamente si realizzòsanto.
In questo periodo egli fece parte della commissione finale per la revisione del testo della [[Vulgata]], richiesta del [[concilio di Trento]] per controbattere le tesi protestanti. Dopo il concilio i papi avevano portato l'opera quasi a realizzazione completa.
[[Sisto V]], non dotato di competenze specifiche in materia biblica, aveva tuttavia introdotto delle modifiche con evidenti errori e per accelerare i tempi aveva comunque fatto stampare questa edizione, che fu in parte anche distribuita, con il proposito di imporne l’uso con una sua [[bolla pontificia|bolla]]. Dopo la sua morte, tuttavia, prima della promulgazione ufficiale, i suoi immediati successori procedettero a togliere dalla circolazione l'edizione errata per farne una corretta.
Questa revisione era stata oggetto di una specifica richiesta del [[concilio di Trento]], per controbattere le tesi protestanti i papi posttridentini avevano operato per questo compito alacremente, portandolo quasi a realizzazione completa.
[[Sisto V]] per quanto non dotato di competenze specifiche in materia biblica, aveva introdotto delle modifiche al Sacro Testo in modo eccessivamente leggero e rapido, con vistosi errori.
Il problema consisteva nell’introdurre un’edizione più corretta senza però screditare inutilmente il nome di Sisto V. Bellarmino propose che la nuova edizione dovesse portare sempre il nome di Sisto V, con una spiegazione introduttiva secondo la quale, a motivo di alcuni errori tipografici o di altro genere, già papa Sisto aveva deciso che una nuova edizione dovesse essere intrapresa. ▼
Per accelerare i tempi aveva comunque fatto stampare questa edizione e in parte la fece distribuire con il proposito di imporne l’uso con una sua [[bolla pontificia|bolla]].
Tuttavia morì prima della promulgazione ufficiale e i suoi immediati successori procedettero subito a togliere dalla circolazione l'edizione errata per farne una corretta.
▲Il problema consisteva nell’introdurre un’edizione più corretta senza però screditare inutilmente il nome di Sisto V. Bellarmino propose che la nuova edizione dovesse portare sempre il nome di Sisto V, con una spiegazione introduttiva secondo la quale, a motivo di alcuni errori tipografici o di altro genere, già papa Sisto aveva deciso che una nuova edizione dovesse essere intrapresa.
La sua dichiarazione, dal momento che non c'era prova contraria, dovette essere considerata come risolutiva, tenendo conto di quanto serio e responsabile egli fosse stimato dai suoi contemporanei.
In tal modo la nuova edizione corretta non poteva essere rifiutata in quanto non macchiava la reputazione dei membri della commissione preposta alla nuova stesura, i quali accolsero il suggerimento di Bellarmino. Lo stesso pontefice [[papa Clemente VIII|Clemente VIII]], si trovò pienamente d'accordo con tale risoluzione, e concesse il suo "imprimatur" alla prefazione del Bellarmino nella nuova edizione.
Angelo Rocca, il segretario della commissione deputata alla revisione, scrisse di suo pugno una bozza della prefazione in cui dichiarava:
{{quote|[Sisto] quando iniziò a rendersi conto che c’erano errori tipografici ed altre opinioni scientifiche, cosicché si poteva, o meglio doveva, prendere una decisione sul problema, e pubblicare una nuova edizione della Volgata, siccome morì prima, non fu in grado di realizzare quanto aveva intrapreso.}}
Questa bozza, alla quale quella del Bellarmino fu preferita, è tuttora esistente, allegata alla copia dell’edizione Sistina in cui sono segnate le correzioni della Clementina, e può essere consultata nella [[Biblioteca Angelicaangelica]] di Roma.
=== La nomina a cardinale ===
Nel [[1592]] Bellarmino divenne Rettorerettore del Collegio Romanoromano, incarico che svolse per circa due anni fino al [[1594]]. Nel [[1595]] divenne Prepositopreposito dell'Ordineordine gesuita per la provincia di Napoli.
Nel [[1597]] papa [[Clemente VIII]] lo richiamò a [[Roma]], dopo la morte nel settembre [[1596]] del suo consultore teologo pontificio, il cardinale gesuita [[Francisco de Toledo Herrera]]. Bellarmino fu allora nominato consultore teologo, oltre che "Esaminatoreesaminatore per la nomina dei Vescovivescovi" , "Consultoreconsultore del [[Sant'Uffizio]]" e teologo della sacra Penitenzieriapenitenzieria.
Sempre nel [[1597]] dopo la morte del duca [[Alfonso II d'Este]], non avendo questi eredi e con l'appoggio del re francese [[Enrico IV di Francia|Enrico IV]], lo Stato della Chiesa rientrò in possesso dei territori del [[ducato di Ferrara]]. In tale occasione Bellarmino accompagnò il papa in visita al ducato, nuovo territorio dello Stato della Chiesa.
NelSempre concistoronel 1597 dopo la morte senza eredi del duca [[3Alfonso marzoII d'Este]], lo Stato della Chiesa rientrò in possesso dei territori del [[ducato di Ferrara]] e Bellarmino accompagnò il papa in visita nel nuovo territorio. Nel [[concistoro]] del 3 marzo [[1599]] il papa lo fece [[cardinale presbitero]] e il [[17 marzo]] gli consegnò la berretta rossa con il titolo di [[Santa Maria in Via (titolo cardinalizio)|Santa Maria in Via]], indicando la motivazione di questa nomina con le parole: ''La Chiesa di Dio non ha un soggetto di pari valore nell'ambito della scienza''. Si racconta che Bellarmino tentò in tutti i modi di far cambiare idea al papa, non volendo ricevere questa carica, ma il pontefice alla fine glielo impose con la superiore autorità.
Negli anni successivi Bellarmino fu bonariamente descritto come "il gesuita vestito di rosso", in relazione all'abito cardinalizio che contrastava con la tonaca nera dei gesuiti. Nonostante questa nomina, {{citazione necessaria|egli non cambiò il suo austero e sobrio stile di vita, e tutte le sue rendite e gli introiti economici conseguenti alla sua nomina e alle sue attività furono massimamente devolute per i poveri.}}
Il papa lo nominò il [[18 marzo]] [[1602]] [[arcivescovo]] metropolita di [[Arcidiocesi di Capua|Capua]], sede resasi proprio allora vacante. Clemente stesso volle consacrarlo con le sue mani, un onore che abitualmente i papi concedono come segno di stima speciale; il nuovo arcivescovo partì subito per la sua sede, e si distinse degnamente nel suo ministero.
Nel marzo del [[1605]] Clemente VIII morì e gli succedettesuccedettero prima [[Leone XI]], che regnò per solo ventisei giorni, e poi [[Papa Paolo V|Paolo V]]. Nel primo e nel secondo conclave, ma soprattutto in quest'ultimo, il nome di Roberto Bellarmino fu spesso dinanzi alle intenzioni degli elettori, specialmente a motivo delle afflizioni subite, ma il fatto che fosse un gesuita costituì un impedimento secondo il giudizio di molti cardinali. {{citazione necessaria|Racconta Ludwig Von Pastor, storico vaticanista,}} che nei primi giorni del secondo conclave del 1605 un gruppo di cardinali tra i quali [[Cesare Baronio|Baronio]], [[Paolo Emilio Sfondrati|Sfondrati]], [[Ottavio Acquaviva d'Aragona (cardinale 1591)|Aquaviva]], [[Odoardo Farnese (cardinale)|Farnese]], [[Francesco Sforza (cardinale)|Sforza]] e [[Flaminio Piatti|Piatti]], si adoperarono per far eleggere il cardinale gesuita Bellarmino;, ma che questi erafosse contrario, tanto che saputo della sua candidatura rispose che avrebbe volentieri rinunciato anche al titolo cardinalizio;. ilIl suo appoggio durante il conclave sembra fosse rivolto verso il cardinal Baronio. L'accordo in conclave si trovò poi sul cardinale Camillo Borghese.
Il nuovo [[papa Paolo V]], eletto con l'accordo delle maggiori potenze cattoliche, insistette nel tenerlo con sé a Roma, e il cardinale chiese chedi almenoessere egli fossedunque esonerato dal ministero episcopale le cui responsabilità egli non era più in grado di adempiere. A questo punto egli fuFu nominato membro del [[Sant'Uffizio]] e di altre congregazioni, e successivamente consigliere principale della Santa Sede nel settore teologico della sua amministrazione.
=== Il caso Giordano Bruno ===
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