Anime: differenze tra le versioni

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L'Italia fu uno dei primi paesi ad importare anime, e soprattutto tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 furono centinaia le serie arrivate nel nostro paese (probabilmente come in nessun altro), sia grazie alla televisione di Stato, sia grazie ai privati (in maggior misura le reti che poi sarebbero diventate [[Fininvest]], ma anche da altre realtà prettamente locali).<br>A partire però dalla metà degli anni '80 la [[RAI]] iniziò ad importare sempre meno serie, i costi per le reti locali diventarono sempre più proibitivi e restò, per oltre un decennio, praticamente solo il gruppo Fininvest a proporre novità: perlopiù erano serie dedicate ai [[target]] più bassi (ma ciò non impediva manomissioni e censure) o serie prevalentemente [[shōjo]]. I pochi [[shōnen]] venivano dirottati sulle reti locali associate al gruppo ([[Italia 7]], [[Odeon TV]]). È però da sottolineare che molte reti locali continuarono per anni a trasmettere repliche delle serie acquistate precedentemente.
 
Ciò ha determinato, da quel momento in poi, un grosso deficit, colmato soltanto in parte negli ultimi anni, per quanto riguarda la distribuzione degli anime, sia con riferimento al mercato televisivo che a quello dei [[DVD]] o delle [[VHS]]. A rendere difficile la situazione c'è poi anche il prezzo particolarmente elevato dell'[[home video]], dovuto alle spese per l'acquisizione dei diritti ed ai costi di doppiaggio, che scoraggiaimpedisce un l'acquisto massiccio da parte del pubblico giovane ed impone tabelle di marcia rallentate per l'edizione italiana delle nuove opere.
 
Per quanto riguarda la trasmissione degli anime in [[televisione]], i fruitori dell'animazione nipponica hanno sempre dovuto subire la [[censura]] che su tutte le reti (Rai, Mediaset e, sebbene in misura molto più lieve, locali) ha molto spesso deturpato il prodotto, anche snaturato da cattivi adattamenti, dovuti sia a cattiva qualità o comprensione dei copioni originali, sia ad arbitrarie modifiche. A causa dell'accennato equivoco culturale di fondo, che in Italia vuole l'animazione rivolta sempre e solo ai bambini, molti anime destinati originariamente ad adulti o adolescenti sono stati adattati forzatamente ad un fascia di età infantile. Il cambiamento di target ha così comportato una revisione dei dialoghi, per edulcorarli e renderli più comprensibili a un pubblico molto giovane, ed il taglio di sequenze, e più raramente di intere puntate, ritenute non adatte a un pubblico infantile. Anche il [[Moige]] ha spesso impropriamente scatenato battaglia contro alcuni anime per i loro contenuti, mentre avrebbe dovuto prendersela con chi si ostinava a trasmetterli in fasce orarie destinate ai bambini. Per questo esiste un'associazione, l'[[ADAM]] (Associazione Difesa Anime e Manga), che si occupa proprio di contrastare il fenomeno della censura, a tutela dell'integrità artistica delle opere di animazione nipponiche. In Giappone, infatti, l'animazione è considerata, al pari della [[cinematografia]], una forma d'espressione artistica che può veicolare messaggi d'ogni genere e tipo, destinati a fasce d'età differenziate: esistono, dunque, anime per bambini, anime per adolescenti ed anime per adulti.