Puccio Pucci (notabile): differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = Puccio
|Cognome = Pucci
|Sesso = M
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|Attività = politico
|Epoca = 1400
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , capostipite del ramo principale della famiglia [[Pucci]]
}}
 
==Biografia==
Figlio di [[Antonio Pucci (notabile)|Antonio Pucci]], si iscrisse, come il padre, all'[[Arte dei Legnaioli]], un'arte minore che si occupava anche della costruzione di impalcature e quindi di architettura. Non esercitò comunque mai la professione di legnaiolo dedicandosi alla politica, e anzi più tardi nel [[1436]] si iscrisse all'[[Arte Maggiore del Cambio]].
 
La sua ascesa politica fu graduale, e contò la sua amicizia patriarcale con il più anziano [[Giovanni di Bicci de' Medici]] sin dal [[1412]], del quale fu un consigliere sagace.
 
I primi incarichi politici furono come castellano o podestà di territori periferici (a [[Montecornaro]] nel [[1413]], al Cassereto di [[Arezzo]] nel [[1416]], a [[Monterappoli]] nel [[1417]], a [[Campiglia Marittima|Campiglia]] nel [[1420]]), poi come membro di varie magistrature fiorentine ordinarie e straordinarie (per la guerra contro [[Volterra]] del [[1427]] e contro [[Lucca]] del [[1429]]). Era intanto tra gli esponenti principali del partito dei [[Medici]], contro gli [[Albizi]], così preminente che la fazione veniva talvolta chiamata ''Puccina''.
 
Nel [[1433]] era completamente schierato con Cosimo de' Medici, arrivando a provare a corrompere i giudici della [[Otto di Guardia e Balia|Balia]] che dovevano dichiararsi sulla colpa di tiranno di Cosimo, ma i suoi soldi servirono solo ad alleviare un po' la prigionia di Cosimo e, dopo la decisione di esilio, Puccio cercò di incitare il popolo a una rivolta. Per questo venne esiliato pure lui, con un confino decennale a [[L'Aquila]]. Tuttavia con il rientro di [[Cosimo il Vecchio]] a Firenze nel [[1434]] egli veniva prontamente richiamato in città e da allora rimase sotto la protezione del casato Mediceo. Si iscrisse all'Arte del Cambio e operò nell'ambito del Banco Medici. In particolare si dedicò alla riscossione dei crediti verso potenti caduti in proscrizione e si arricchì così enormemente, dirottando anche denaro pubblico nelle sue tasche. In sette anni il suo patrimonio arrivò a contare la stratosferica cifra di 54.000 fiorini e grazie alle sue potenti amicizie superò un'inchiesta circa i suoi guadagni.
 
Continuò l'attività politica ed eseguì alcune ambascerie per conto della [[Repubblica Fiorentina]] al pontefice e a [[Francesco Sforza]] ([[1435]]) in previsione della guerra contro [[Milano]] del [[1437]].
 
Fu Priore di Libertà nel [[1444]], poi lo stesso anno Podestà di [[Pisa]] nel 1444. Per la sua spiccata abilità oratoria compì altre ambascerie verso le corti del nord-Italia, alla [[Repubblica di Venezia]] e al pontefice.
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{{Portale|biografie|Firenze|storia}}
[[Categoria:Pucci|PPuccio Pucci (notabile)]]