Certificato verde: differenze tra le versioni
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Si tratta di certificati che corrispondono ad una certa quantità di emissioni di CO<sub>2</sub>: se un impianto produce energia emettendo meno CO<sub>2</sub> di quanto avrebbe fatto un impianto alimentato con [[fonti fossili]] ([[petrolio]], [[gas naturale]], [[carbone (minerale)|carbone]] ecc.) perché "da fonti rinnovabili", il gestore ottiene dei certificati verdi che può rivendere (a prezzi di mercato) a industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili, ma non lo fanno o non possono farlo autonomamente.
In [[Italia]] i certificati verdi sono emessi dal [[Gestore dei Servizi Energetici]] (GSE) su richiesta dei produttori di energia da fonti rinnovabili.
I Certificati Verdi sono introdotti dal decreto di liberalizzazione del settore elettrico noto come [[Decreto Bersani (1999)|Decreto Bersani]]. Il decreto di attuazione della direttiva 96/92/CE <ref>[http://www.autorita.energia.it/docs/riferimenti/decreto_991111.htm Decreto 11 novembre 1999, "Direttive per l'attuazione delle norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79"]</ref> stabilisce che i produttori possano richiedere i certificati verdi per 8 anni (per impianti entrati in servizio o revisionati dopo l'aprile del 1999) e per 15 anni per impianti successivi al 31/12/2007 (norma in finanziaria 2008). I certificati verdi permettono alle imprese che producono energia da fonti convenzionali ([[petrolio]], [[carbone (minerale)|carbone]], [[metano]], eccetera) di rispettare la legge che obbliga ogni produttore o importatore di energia a usare fonti rinnovabili per il 2%.
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