Macare: differenze tra le versioni

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Divenne sovrano del [[regno del Bosforo Cimmerio]], e dopo la [[seconda guerra mitridatica]], attorno all'[[80 a.C.]], fu inviato dal padre a sottomettere tutte le popolazioni libere che gravitavano attorno al [[Ponto Eusino]]. Nominato, quindi, quale generale di questa nuova impresa, si spinse alla conquista di quelle [[colonia greca|colonie greche]] che si diceva discendessero dagli [[Achei]], di ritorno dalla [[guerra di Troia]], al di là della [[Colchide]]. La campagna però si rivelò disastrosa, poiché furono perduti due contingenti armati, una parte in battaglia e per la severità del clima, un'altra in seguito ad un'imboscata. Quando fece ritorno nel Ponto, inviò ambasciatori a Roma per firmare una nuova pace.<ref name="AppianoMitridatiche67">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 67.</ref>
 
Nel [[73 a.C.]], il padre Mitridate, dopo la sua sconfitta subita dai Romani a [[battagliaBattaglia di Cizico (73 a.C.)|Cizico]], inviò Macare con i soccorsi,<ref name="AppianoMitridatiche78">[[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''Guerre mitridatiche'', 78.</ref> ma due anni dopo le ripetute catastrofi di Mitridate, inviò un'ambasciata al generale romano [[Lucio Licinio Lucullo]] e in regalo una corona d'oro, chiedendo di poter patteggiare un'alleanza con Roma. Questo fu concesso da Lucullo, e come prova della sua lealtà, Macare fornì al generale romano il suo aiuto militare durante l'assedio di [[Sinope]]. Ma quando Mitridate, dopo la sconfitta subita ad opera di [[Gneo Pompeo Magno]], decise di marciare contro il figlio ed il suo regno, Macare si allarmò per le conseguenze della sua defezione, e cercò rifugio nella città di [[Chersoneso]], commettendo poi un suicidio poiché disperava di essere perdonato dal padre. [[Cassio Dione Cocceiano]], al contrario, racconta che fu Mitridate a metterlo a morte.<ref>[[Cassio Dione Cocceiano]], ''Storia romana'', XXXVI, 50.2.</ref>
 
==Note==