Mohammad Najibullah: differenze tra le versioni

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|immagine =
|carica = [[Capi di stato dell'Afghanistan|Presidente dell'Afghanistan]]
|mandatoinizio = [[30 settembre]] [[1987]]
|mandatofine = [[16 aprile]] [[1992]]
|presidente =
|predecessore = [[Haji Mohammad Chamkani]]
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Nel [[1977]] entrò nel comitato centrale del PDPA e l'anno seguente, quando il partito prese il potere a seguito della "[[rivoluzione di Saur]]", egli divenne membro del Consiglio Rivoluzionario. Tuttavia la vittoria della corrente [[Khalq]], meno incline a realizzare il comunismo tramite tappe intermedie, lo costrinse ad abbandonare il paese: dapprima nominato ambasciatore in [[Iran]], fu poi costretto all'esilio che trascorse tra [[Francia]] e URSS.
 
Tornato a Kabul poco prima dell'[[invasione sovietica dell'Afghanistan|invasione sovietica]], si schierò con le forze armate russe e nel [[dicembre]] del [[1980]] divenne capo del [[KHAD]], il servizio segreto afghano. Nel [[1981]] divenne membro del [[Politburo]] del [[Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan|PDPA]].
 
Il [[4 maggio]] del [[1986]], avendo perso la fiducia dei sovietici, [[Babrak Karmal]] si dimise da segretario nazionale del [[Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan|PDPA]] e fu sostituito da Najibullah (che a sua volta dismesse il suo ruolo di capo del KHAD che venne affidato a [[Ghulam Faruq Yakubi]]): Karmal rimase presidente del partito, ma ormai era Najibullah ad esercitare il vero potere.
 
== Presidente della Repubblica ==
Nel [[novembre]] dello stesso anno Najibullah venne eletto presidente della repubblica: egli emanò una nuova costituzione che prevedeva il [[multipartitismo]], la [[Libertà di manifestazione del pensiero|libertà d'espressione]] e un sistema giudiziario indipendente. Tuttavia il PDPA, che dal [[1988]] cambiò nome in Hizb-i Watan, rimase il dominatore dello scenario economico-sociale afghano.
 
Il [[20 luglio]] del [[1987]] venne pubblicato ufficialmente l'inizio delle operazioni di ritiro delle truppe sovietiche dal paese: tuttavia il suo regime, per qualche tempo, sopravvisse all'evento, grazie anche a una campagna militare da lui personalmente guidata che in [[settembre]] portò all'arresto di circa 40.000 [[ribelli]].
 
Col passare dei mesi, le forze a lui ostili, dei [[Mujaheddin]], [[Fondamentalismo islamico|fondamentalisti islamici]], si fecero sempre più aggressive: essi riuscirono a conquistare zone intorno a [[Herat]] e [[Kandahar]]. Najibullah fece delle mosse per cercare di venire a patti con i ribelli: promosse una nuova costituzione nel novembre del 1987, offrì seggi e ministri ai partiti d'opposizione e cambiò il nome dello Stato, che divenne semplicemente "Repubblica dell'Afghanistan".
 
Tuttavia i [[Mujaheddin]] non scesero a compromessi e a nulla valse la nomina dell'apartitico [[Mir Hussein Sharq]] come Primo Ministro: la lotta continuò e Najibullah espresse le sue preoccupazioni riguardo alla [[guerra civile]] proprio all'assemblea della [[Nazioni Unite]] il [[7 giugno]] [[1988]].
 
== Ultimi anni ==
Le truppe sovietiche lasciarono completamente l'Afghanistan nel [[1989]], ma una vittoria militare ottenuta a [[Jalalabad]] permise a Najibullah di rimanere in sella, con ritrovato slancio e vigore. Nel [[marzo]] del [[1990]] un tentativo di colpo di stato, orchestrato dal ministro della Difesa [[Shahnawaz Tanai]] e propugnato dal mujaheddin [[Gulbuddin Hekmatyar]], venne sventato.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/03/18/kabul-tra-guerra-complotti-resiste-il-potere.html Tra guerra e potere resiste il potere di Najibullah]</ref>
 
Nel [[1991]] egli si accordò, sotto l'egida dell'ONU, con [[Ahmad Shah Massoud]]: quest'ultimo imponeva il disarmo alle sue truppe, in cambio Najibullah prometteva di dimettersi entro la fine del [[1992]] per dar vita a un governo di transizione che portasse il paese a libere elezioni. I [[talebani]] tuttavia non accettarono questo piano e proseguirono gli scontri militari.
 
Questo portò Najibullah a prendere in considerazione l'idea di dimettersi<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/aprile/10/afghano_Najibullah_dimette_fine_mese_co_0_9204102945.shtml l' afghano Najibullah si dimette a fine mese]</ref> e tra il [[16 aprile|16]] ed il [[17 aprile]] 1992 fu infine costretto ad abbandonare il potere, in seguito al colpo di stato [[mujaheddin]]<ref>[http://www.sissco.it/index.php?id=1291&tx_wfqbe_pi1&#91;idrassegna&#93;=7695 crolla l' ultima provincia sovietica]</ref> e a rifugiarsi presso gli uffici dell'ONU: da qui egli mandò un grido d'aiuto ai governi di tutto il mondo, che però non venne accolto.
Al governo del Paese salì Rabbani, ma non si arrivò ad una pacificazione dello stesso, poiché s'innescarono molte lotte interne fra le varie fazioni di mujaheddin.
 
=== L'uccisione ===
Nel [[settembre]] del [[1996]] i Talebani presero Kabul. Il presidente Rabbani, con altre cariche politiche e militari, riuscì a fuggire nelle province settentrionali, mentre Najibullah non fece in tempo, sicuro tuttavia che i talebani non avrebbero osato entrare nel palazzo dell'Onu per prelevarlo e lo avrebbero lasciato lì in pace, mentre, come auspicato dal [[Mullah]] [[Mohammed Omar]] (leader dei [[Talebani]]), venne subito [[pena di morte|condannato a morte]]. L'esecuzione di Najibullah fu il primo brutale atto simbolico dei talebani a Kabul. Fu un omicidio premeditato, compiuto allo scopo di terrorizzare la popolazione: i talebani arrivano all'alloggio di Najibullah intorno all'una di notte, tramortiscono lui e il fratello, li caricano su una camionetta portandoli nel palazzo presidenziale oscurato. Qui evirano Najibullah, lo legano dietro una jeep trascinandolo per varie volte intorno al palazzo, poi lo finiscono con una pallottola. Suo fratello è torturato allo stesso modo e poi strangolato. I due cadaveri vengono appesi a una garitta di cemento davanti al palazzo a pochi isolati dal complesso dell'ONU.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/settembre/28/Ora_Kabul_comanda_solo_Corano_co_0_96092812568.shtml Najibullah ucciso negli uffici dell' Onu]</ref>
 
Il mullah Omar, nuovo capo della shura di Kabul, dichiarò che Najibullah era un comunista e un assassino e che era stato condannato a morte dai talebani; venne fatto notare che la mutilazione del corpo era inammissibile in base a ogni legge islamica, mentre l'assenza di un processo equo e l'esposizione pubblica del cadavere suscitarono l'avversione di molti kabuliani. Il suo corpo venne trasportato nelle province di [[Gardez]] e [[Paktia]] per poi essere seppellito accanto agli altri membri della sua tribù.