Girolamo Savonarola: differenze tra le versioni
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Già il [[29 aprile]] [[1489]] Lorenzo de' Medici, quasi certamente per suggerimento di [[Giovanni Pico della Mirandola]], scrive "al Generale dei Frati Predicatori, che mandi qui frate Hieronymo da Ferrara": e così, nuovamente in cammino, verso il giugno [[1490]] entrava a Firenze per la Porta di San Gallo, salutato da uno sconosciuto che lo aveva accompagnato fin quasi da Bologna, con le parole: "Fa' che tu facci quello per che tu sei mandato da Dio in Firenze".
=== Il ritorno a Firenze (1490 - 1498)
Dall'[[1 agosto]] [[1490]] riprende in San Marco le lezioni - ma tutti gli ascoltatori le interpretano come vere e proprie predicazioni - sul tema dell'[[Apocalisse]] e poi anche sulla [[Prima lettera di Giovanni]]: formula la necessità immediata del rinnovamento e della ''flagellazione'' della Chiesa e non teme di accusare governanti e prelati - "niente di buono è nella Chiesa....dalla pianta del piede fino alla sommità non è sanità in quella" - ma anche filosofi e letterati, viventi ed antichi: ebbe subito il favore dei semplici, dei poveri, degli scontenti e degli oppositori de' Medici, tanto da essere chiamato dai suoi contraddittori ''il predicatore dei disperati''; il [[16 febbraio]] [[1491]] predica per la prima volta sul pulpito del Duomo di [[Santa Maria del Fiore]]. Il 6 aprile, mercoledì di Pasqua, secondo tradizione, predica a [[Palazzo Vecchio]] davanti alla Signoria, affermando che il bene e il male d'una città provengono dai suoi capi, ma essi sono superbi e corrotti, sfruttano i poveri, impongono tasse onerose, falsificano la moneta. ▼
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[[Lorenzo il Magnifico]] lo fece ammonire più volte a non tenere simili prediche, tanto che egli stesso si trovò ad essere intimamente combattuto sulla necessità di continuare in quel tenore ma, come scrive, la mattina del [[27 aprile]] [[1491]], dopo aver sentito una voce dirgli ''Stolto, non vedi che la volontà di Dio è che tu predichi in questo modo?'', salì sul pulpito e fece una ''terrifica praedicatio''. Alle minacce di confino, come fu usato dallo stesso Lorenzo nei confronti di [[Bernardino da Feltre]], risponderà di non curarsene, predicendo la prossima morte del Magnifico: "io sono forestiero e lui cittadino e il primo della città; io ho a stare e lui se n'ha a andare: io a stare e non lui".
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