Tempio di Giove Ottimo Massimo: differenze tra le versioni

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All'inizio del [[III secolo a.C.]] il frontone venne abbellito con una quadriga bronzea, che sostituì la precedente fittile, mentre nel [[192 a.C.]] vi vennero apposti degli scudi dorati dagli edili curuli [[Marco Emilio Lepido]] e [[Lucio Emilio Paolo Macedonico|Lucio Emilio Paolo]]. Nel 179 a.C. i censori [[Marco Emilio Lepido (console 187 a.C.)|Marco Emilio Lepido]] e [[Marco Fulvio Nobiliore]] restaurano alcune aree del tempio, segno di una struttura pensata per parti affiancate e sovrapposte non collegate omogeneamente tra loro.
 
Il tempio fu quasi totalmente distrutto da un incendio nell'[[83 a.C.]] e con esso i Libri sibillini, che vi erano conservati<ref>[[Dionigi di Alicarnasso]], IV, 61.</ref>. La ricostruzione in pietra, voluta da [[Lucio Cornelio Silla]], fu affidata a [[Quinto Lutazio Catulo (console 78 a.C.)|Quinto Lutazio Catulo]] che la terminò nel [[69 a.C.]], conservando fedelmente la pianta e l'aspetto precedenti: secondo alcune fonti Silla fece prelevare per questa ricostruzione le colonne del [[tempio di Zeus Olimpico]] a [[Atene]]. Interventi di restauro si ebbero sotto [[Augusto (imperatore romano)|Augusto]], mentree nelSvetonio aggiunge che:
{{Quote|[...] e così fece portare al santuario di Giove Capitolino sedicimila libbre d'oro, con pietre preziose e perle per un valore di cinquanta milioni di [[sesterzi]].|{{cita|Svetonio|''Augustus'', 30|Svetonio|harv=s}}.}}

Nel [[75]], in seguito ad un incendio scoppiato nel [[69]], fu riedificato da [[Vespasiano]]. Nuovamente distrutto da un incendio, scoppiato nell'[[80]], fu ricostruito per opera di [[Tito (storia romana)|Tito]] e [[Domiziano]].
 
Durante il [[Sacco di Roma (455)|sacco di Roma del 455]], il tempio di Giove Capitolino fu danneggiato e spogliato dai [[Vandali]] di re [[Genserico]], per attestato dello storico [[Procopio di Cesarea]]: