Elvis Presley: differenze tra le versioni

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Fu proprio [[Las Vegas]], la città che circa una quindicina di anni addietro era stata la testimone involontaria di uno degli insuccessi giovanili del cantante, poiché all' epoca il sofisticato pubblico che affollava i suoi esclusivi locali aveva dimostrato in ogni modo di non apprezzare assolutamente i manierismi, gli ancheggiamenti e le movenze in cui egli si produceva durante le sue scatenate esibizioni, il luogo presso il quale si concretizzò la sua rinascita artistica.
 
Inizialmente la scaletta dei concerti era essenziale e stringata, ma col passare del tempo si arricchì di un notevole quantitativo di intermezzi e dialoghi, che contribuivano alla creazione di una certa atmosfera di carattere solenne e celebrativo, e inoltre, a partire dal [[1972]], il via alle esibizioni venne sancito dall' esecuzione orchestrale del celebre brano di [[Richard Strauss]] [[Also Sprach Zarathustra]]. Tale scaletta nel corso degli anni subì per altro un modestissimo numero di variazioni, in quanto la sua struttura rimase per tutto lo svolgersi dei concerti sostanzialmente la seguente: Il cantante iniziava le esibizioni interpretando pezzi [[traditional]], cioè brani tradizionali che erano entrati a far parte della cultura musicale tradizionale americana quali [[''See See Rider'']], o brani che aveva interpretato all' inizio della sua carriera, quali [[''That's All Right (Mama)'']]. Quindi la proseguiva interpretando un [[medley]] di brani più recenti, quali [[Souspicious''Souspicius Minds'']], [[''In the ghettoGhetto'']] e [[''Burning Love'']], e di altri brani [[traditional]]. Durante l' esecuzione degli stessi solitamente il cantante presentava al pubblico i membri della sua [[band]], e lo intratteneva dialogando e ironizzando su alcuni aspetti della sua carriera. Quindi egli riprendeva le esibizioni interpretando brani portati asuo tempo al successo da altri artisti, quali [[''Something'']], dei [[Beatles]], [[''My Way'']], di [[Frank Sinatra]], [[Welcom''Welcome to my word'']], di [[Marthy Robbins]], [[''Hurt'']], di [[Timi Yuro]], e chiudeva la sua [[performance]] interpretando un brano che faceva parte della colonna sonora del film [[Blue HawaaiHawaii]], [[I cant' Helphelp fall in love]].
 
Degna di nota l' amicizia che all' epoca egli strinse con il cantante irlandese [[Tom Jones]], che aveva raggiunto recentemente la notorietà internazionale proprio durante lo svolgimento di una [[tour]] attraverso varie località degli [[Stati Uniti]], calcando anche i palcoscenici di [[Las Vegas]], e dal quale egli mutuò alcuni degli atteggiamenti che quest' ultimo adottava quando si esibiva sul palco.<ref>Albert Goldman, Elvis, 1981, pag. 433, 434, 435</ref>