Joe Adonis: differenze tra le versioni

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Iniziò a fare il borseggiatore e nel [[1920]] cambiò il nome in '''Joe Adonis''', iniziando a lavorare nella [[Banda (criminalità)|banda]] del [[gangster]] [[Frankie Yale]], che operava a [[Brooklyn]]; in seguito si legò al [[gangster]] [[Lucky Luciano]], di cui divenne amico e con il quale iniziò a operare nel campo della [[prostituzione]] e del [[gioco d'azzardo]] a [[Manhattan]].
 
Il [[15 aprile]] del [[1931]] a [[Coney Island]] Luciano organizzò l'omicidio di [[Joe Masseria]], al quale partecipò anche lo stesso Adonis, insieme a [[Bugsy Siegel]], [[Vito Genovese]] e [[Albert Anastasia]].
 
Con la fine della [[guerra castellammarese]], Luciano creò una nuova «[[Famiglia Genovese|Famiglia]]» che sostituì quella di [[Joe Masseria]], in cui Adonis venne affiliato, venendo nominato [[capodecina]]. Adonis divenne uno dei suoi luogotenenti più importanti e fidati di Luciano, controllando racket come la prostituzione e il gioco d'azzardo nei territori di [[Broadway]] e Midtown a [[Manhattan]]. A Brooklyn aprì un ristorante chiamato ''Joe Italian kitchen''. I soldi guadagnati illegalmente furono reinvestiti in concessionarie di automobili nel [[New Jersey]] e nella produzione di sigarette.
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Venne convocato in questura il 1 giugno [[1963]] per essere sentito in merito all'imboscata tesa ad [[Angelo La Barbera]] che Adonis conosceva e col quale aveva avuto qualche contatto. Indagini condotte tra il [[1970]] e il [[1971]] rivelarono come Adonis avesse ancora funzioni di "capo" mafioso e che la scelta di Milano come sua residenza fosse stata determinata da precise esigenze strategiche: la direzione del traffico internazionale di preziosi, soprattutto brillanti, con ramificazioni in Francia ed in Svizzera ed il coordinamento del contrabbando di stupefacenti verso il Nord Europa.
 
Nel maggio 1971 Adonis fu arrestato e mandato in soggiorno obbligato a [[Serra de' Conti]], un piccolo comune in [[provincia di Ancona]]: malgrado la rigorosa sorveglianza riuscì a ricevere un suo uomo di fiducia, che probabilmente continuava a riferirgli degli affari in corso. Intratteneva rapporti con il sindaco e con il parroco del luogo, ostentando signorilità e generosità.
(Il relatore della Commissione antimafia della VI legislatura, doc. XXIII, fu l'on. Michele Zuccalà, socialista, il cui nome è stato trovato nella lista della loggia massonica P2).