Teoria dell'identità: differenze tra le versioni
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==Introduzione==
La '''teoria dell'identità''' sostiene che
I più importanti teorici della teoria dell'identità,
==Punti fondamentali==
Gli attacchi critici dei teorici dell'identità erano rivolti soprattutto contro il [[dualismo]] di [[René Descartes]], il quale, a loro avviso, non risolveva il [[problema mente-corpo]] in quanto si limitava a spiegare la mente con il concetto ''ad hoc'' di ''[[res cogitans]]'' (o, in senso lato, "mente", "coscienza", etc.). Esso infatti non spiegava come fosse possibile che una [[sostanza (filosofia)|sostanza]] immateriale ed inestesa (''res cogitans'') potesse agire su qualcosa di esteso e materiale (''res extensa'') e come, a sua volta, una sostanza corporea potesse influenzare una sostanza incorporea.▼
I teorici dell'identità, al contrario, pensano di superare questo pseudo
▲Gli attacchi critici dei teorici dell'identità erano rivolti soprattutto contro il [[dualismo]] di [[René Descartes]], il quale, a loro avviso, non risolveva il [[problema mente-corpo]] in quanto si limitava a spiegare la mente con il concetto ''ad hoc'' di ''res cogitans'' (o, in senso lato, "mente", "coscienza", etc.). Esso infatti non spiegava come fosse possibile che una sostanza immateriale ed inestesa (''res cogitans'') potesse agire su qualcosa di esteso e materiale (''res extensa'') e come, a sua volta, una sostanza corporea potesse influenzare una sostanza incorporea.
Questo poneva i teorici dell'identità nella particolare situazione di negare l'esistenza dell'[[introspezione]] soggettiva e delle qualità esperite "fenomenologicamente" dal soggetto (i cosiddetti ''[[qualia]]'', ovvero qualità delle esperienze appartenenti al mondo
▲I teorici dell'identità, al contrario, pensano di superare questo pseudo problema affermando che gli stati mentali non sono altro che stati cerebrali e quindi tutte le proprietà della mente sono possedute anche dal cervello.
La teoria dell'identità accolse anche la sfida dei ''qualia'' e cercò di darne una soluzione compatibile con la propria epistemologia. Così, lo stato mentale del dolore ''è'' uno stato cerebrale che può consistere, per esempio, nella scarica di specifiche fibre nervose (fibre-C). Da questo punto di vista avvertire del dolore ''è'' avere le fibre-C che scaricano o vedere il rosso ''è'' avere certe cellule della [[corteccia cerebrale]] in uno stato specifico ([[teoria dell'identità tipo-tipo]]).▼
▲Questo poneva i teorici dell'identità nella particolare situazione di negare l'esistenza dell'introspezione soggettiva e delle qualità esperite fenomenologicamente dal soggetto (i cosiddetti ''qualia'', ovvero qualità delle esperienze appartenenti al mondo fenomenologico privato del soggetto, come i colori o i sapori). In tal senso, gli stati mentali non erano altro che disposizioni a fare azioni peculiari determinati dagli stati cerebrali. Questo significava che lo stato mentale di un individuo si riduce allo stato cerebrale e al comportamento che questo stato determina.
▲La teoria dell'identità accolse anche la sfida dei ''qualia'' e cercò di darne una soluzione compatibile con la propria epistemologia. Così, lo stato mentale del dolore ''è'' uno stato cerebrale che può consistere, per esempio, nella scarica di specifiche fibre nervose (fibre-C). Da questo punto di vista avvertire del dolore ''è'' avere le fibre-C che scaricano o vedere il rosso ''è'' avere certe cellule della corteccia cerebrale in uno stato specifico (teoria dell'identità tipo-tipo).
==La critica funzionalista==
La teoria dell'identità è stata ormai abbandonata dalla [[filosofia della mente]] e dalle
Secondo Putnam non necessariamente gli stati mentali sono "esterni", cioè si manifestano
In un altro scritto chiamato ''Psychological Predicates'' ([[1967]]), Putnam attacca direttamente la teoria dell'identità affermando che se lo stato mentale del dolore è identificabile con uno stato cerebrale, allora tale stato cerebrale dovrebbe essere identico per tutte le specie [[animale|animali]], cosa che non è affatto vero dato che ci sono animali, come il polipo, che avvertono dolore ma non hanno la medesima configurazione neurale della specie umana. Pertanto il dolore non è identificabile in uno stato cerebrale specifico, bensì ad un processo funzionale. Essendo un processo funzionale e quindi formalizzabile è, in via teorica, eseguibile anche da una macchina a prescindere dal materiale che la costituisce.
Di fatto il [[funzionalismo]] introduce nella spiegazione degli stati mentali non solo la componente input\output, tipica del comportamentismo e della teoria dell'identità, ma anche quella degli stati interni i quali, in base a procedure di elaborazione ([[algoritmi]]) su base neurale, sono in grado di determinare output specifici e adattativi.
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==Bibliografia essenziale==
* Armstrong D. M., ''The Nature of Mind'', «Arts: Proceedings of the Sydney University Arts Association», III, 1966, pp. 37-48; trad. it. La natura della mente, in A. De Palma, G. Pareti (a cura di), ''Mente e copro. Dai dilemmi della filosofia alle ipotesi della neuroscienza'', 2004, pp. 46-62
* Place U. T., ''Is Consciouness a Brain Process?'', «British Journal of Philosophy», XLVII, 1956, pp. 44-50; rist. in V. C. Chappell (a cura di), ''The Philosophy of Mind'', 1962, pp. 101-109
{{filosofia}}
[[Categoria:Filosofia della mente]]
[[categoria:Scienze cognitive]]
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